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CronacaNet.com - di Corrado Cancemi
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Eluana Englaro è morta, il padre: lasciatemi solo

Udine. A quattro giorni dal ricovero nella clinica "La Quiete" di Udine, mentre il caso che la riguardava aveva di fatto assunto, in un crescendo preoccupante, il sapore di un fatto che tirava in ballo le realtà istituzionali che regolano la vita del nostro Paese, sollevando difficili interrogativi circa la liceità o meno del fatto che uno Stato possa decidere sulla vita di un proprio cittadino quando quest'ultimo non è in grado di decidere per se stesso, Eluana Englaro è morta. Se n'è andata oggi, alle 20.10, dopo 17 anni passati in stato vegetativo, lasciando quegli interrogativi senza risposta in mano a un Senato diviso nella discussione del disegno di legge proposto dall'esecutivo con lo scopo di bloccare il processo di sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione forzata che la tenevano in vita da quando, il 18 gennaio 1992, un incidente stradale segnò per sempre la sua vita. A detta del neurologo Carlo Alberto Defanti, che seguiva Eluana da anni, la ragazza "ha avuto una crisi improvvisa, sulla cui natura dirà una parola certa l'autopsia che era già programmata". Sembra infatti che, sebbene di fatto la sospensione dell'alimentazione fosse già stata avviata, non era affatto previsto un così repentino peggioramento delle condizioni di salute della Englaro. Un fatto inatteso e sconcertante, che ha provocato scontri al Senato, appena dopo il minuto di silenzio rischiesto dal presidente Schifani. "Eluana è stata ammazzata" ha gridato il capogruppo del Pdl in aula al Senato Gaetano Quagliariello, ancora una volta ribadendo la posizione dell'esecutivo sul caso Englaro, la stessa che aveva quasi finito con il trascinare, nei giorni scorsi, il premier Berlusconi e il presidente Napolitano in un discusso braccio di ferro, provocato dalla decisione del CdM di procedere con l'approvazione in tempo record di un disegno di legge che obbliga alimentazione e idratazione per soggetti non autosufficienti, in sostituzione al decreto legge che Napolitano si era rifiutato di firmare. "Avrei ritenuto di prendere la parola in un altro modo, credevo di poter dire a nome di tutti quelli che sono qui e che in qualche modo hanno partecipato alla discussione in quest'aula che questo è il momento in cui, come padri e come madri, visto che c'eravamo assunta questa responsabilità, piangiamo Eluana. Non è così. Si sta compiendo sulla morte di Eluana l'ennesimo atto di sciacallaggio politico" ha affermato per tutta risposta la capogruppo Pd Anna Finocchiaro, fino a quando la rissa esplode e il presidente Schifani è costretto a sciogliere la seduta. Schifani (nella foto), visibilmente commosso, ha affermato: "È da mesi che diciamo che era necessario varare un provvedimento sul testamento biologico, mi spiace che l'iniziativa legislativa possa essere compiuta in un momento così doloroso. La nostra vicinanza al papà di Eluana l'abbiamo manifestata in tutti i momenti. Abbiamo il dovere di essere partecipi ma anche di decidere una volta per tutte". Fuori da questa cornice, in cui le istituzioni fanno autocritica e rivedono tristemente le proprie scelte, un padre piange la propria figlia. "Non voglio dire niente, ora voglio solo stare solo" ha affermato Beppino Englaro, che in questi 17 anni si era battuto perché la figlia, ormai ridotta in stato vegetativo, ottenesse quella pace che solo una sospensione dei trattamenti, a suo dire, poteva concederle. Una posizione aspramente criticata dal mondo cattolico, ancora una volta oggi dimostrata dalle parole del presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari Barragan, che ha auspicato il perdono del Signore nei confrondi di chi ha provocato il decesso della giovane Eluana.
Il caso Eluana Englaro - Il 18 gennaio 1992 Eluana Englaro, allora ventenne, è vittima di un incidente d'auto ed entra subito in stato vegetativo. Dopo un anno, i medici escludono qualsiasi speranza di ripresa, a fronte della degenerazione definitiva alla quale è andata incontro la regione superiore del cervello della ragazza. Nel 1994 Eluana entra nella casa di cura di Lecco Beato L. Talamoni, delle suore Misericordine. Deve essere alimentata con un sondino nasogastrico e idratata. Cinque anni dopo, nel 1999, il padere Beppino chiede al tribunale di Lecco di poter rifiutare l'alimentazione artificiale della figlia. Ma i giudici dicono no. Risale al 2000 la rivelazione fatta da Beppino all'allora presidente della Repubblica Ciampi secondo la quale la figlia Eluana aveva detto che non avrebbe mai accettato di vivere in quelle condizioni. Dopo l'ennesima respinta della richiesta da parte della Corte d'appello di Milano prima e della Corte di Cassazione dopo, nel 2007 la stessa Cassazione stabilisce che l'interruzione dell'alimentazione può essere autorizzata in presenza di due circostanze concorrenti: lo stato vegetativo irreversibile del paziente e l'accertamento che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento. Il 9 luglio 2008 la Corte d'appello di Milano autorizza la sospensione del trattamento, ma il 16 luglio Camera e Senato sollevano un conflitto di attribuzione contro la Cassazione, portando il caso in Corte Costituzionale. L'8 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncia a favore di Cassazione e Corte d'appello. Il 3 febbraio Eluana lascia la casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco, dove si trova da quindici anni e viene portata alla casa di riposo La Quiete di Udine. Il 6 febbraio il governo in Consiglio dei ministri decide di varare un decreto che impedisce lo stop alla nutrizione e alimentazione della donna, ma il presidente della Repubblica non firma l'atto. L'esecutivo sceglie allora la via parlamentare con un disegno di legge da approvare a tappe forzate. Vengono sospese nutrizione e idratazione. Il 7 febbraio comincia la corsa in Parlamento per discutere una ddl lampo. Intanto gli ispettori inviati dal ministro Sacconi visitano la clinica e verificano alcune irregolarità di tipo amministrativo sull'uso della stanza. Il 9 febbraio, nel giorno del voto al Senato del disegno di legge, Regione e Procura decidono che non ci sono elementi per fermare il protocollo. Alle 20,10 Eluana Englaro è dichiarata deceduta.

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