Trieste. Con l'approvazione, da parte del gip di Trieste Enzo Truncellitto, della richiesta di archiviazione presentata lo scorso 30 novembre dal sostituto Procuratore della Repubblica di Trieste Federico Trezza, la lunga storia del caso Unabomber, il bombarolo che da 14 anni terrorizza il Nordest disseminando impensabili trappole che esplodono al solo contatto, si chiude con la scagionazione dell'unico indagato per gli attentati attribuiti al misterioso personaggio, l'ingegnere Elvo Zornitta.
Il misterioso caso Unabomber - La prima esplosione attribuita alla misteriosa figura poi soprannominata Unabomber ha luogo il 21 agosto 1994, alla Sagra degli Osei, a Sacile (Pordenone). L'ordigno esplosivo, rimasto invariato negli attentati successivi, era costituito da un tubo metallico. Gli attentati si sono fermati nel '96, per riprendere nel 2000, quando Unabomber è passato a una confezione di uova, prima, un tubetto di pomodoro, poi, e uno di maionese acquistati in un supermercato di Portogruaro (Venezia), fino a un cero votivo nel
cimitero di Motta di Livenza (Treviso). Quando, a Natale 2003, un ordigno esplode nel Duomo di Cordenons (Pordenone), si decide di costituire un nucleo specializzato di investigatori, il pool anti-Unabomber. Centinaia di persone finiscono nei fascicoli delle indagini, riuniti sotto l'ipotesi dell'aggravante terroristica dalle Procure generali di Venezia e Trieste e messi in capo alle Procure distrettuali di Venezia e Trieste. Proprio in questi anni l'ingegnere Elvo Zornitta di Azzano Decimo (Pordenone), sposato, una figlia, viene indagato per gli attentati. L'accusa a suo carico si rafforza man mano che gli attentati proseguono. Il 2 aprile 2004 un accendino inesploso, avvolto in nastro adesivo nero, viene ritrovato dentro un inginocchiatoio nella chiesa di Sant'Agnese, a Portogruaro (Venezia). Il 21 novembre 2008 Zornitta chiede un risarcimento di 2,5 milioni di euro al poliziotto Ezio Zernar, accusato di aver manomesso il lamierino di un ordigno trovato integro e attribuito con certezza dagli investigatori a Unabomber. Dopo l'incidente provocato da Zernar, cade la prova che avrebbe potuto
inchiodare Zornitta, quella del 'lamierino'. Una situazione che da il colpo di grazia al pool interforze, già minato da 5 anni di duro lavoro fatto soprattutto di indagini a vuoto, per una spesa totale di 10 milioni di euro. Il 17 marzo 2008 il Viminale scioglie con decreto il gruppo investigativo. Zornitta esce di scena, sebbene non siano pochi quelli che con difficoltà ignorano quegli indizi che porterebbero misteriosamente solo a lui. Infatti, oltre alla prova ormai evaporata delle sue forbici che avrebbero tagliato il lamierino dell'ordigno inesploso e alla sua passione per il fai-da-te che lo avrebbe portato ad allestire un laboratorio casalingo pieno dei più disparati strumenti, resta il fatto che gli attentati di fatto si sono fermati il giorno in cui Zornitta è stato arrestato.
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