SE ANCHE LA DROGA ARREDA
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La storia della legalizzazione delle droghe è a tratti ridicolmente comica, ma periodicamente si assiste a decisioni che assumono il sapore di scherzi di cattivo gusto. E’ il caso della vicenda verificatasi lo scorso 10 maggio, quando la Cassazione, a seguito di una ricostruzione storica delle leggi sulla coltivazione di droga e sul consumo esclusivamente personale, ha stabilito che un vaso di cannabis sul balcone o in giardino non è reato, trattandosi di “condotta penalmente irrilevante che equivale a detenzione per uso personale”. La piantina, insomma, non è risultata perseguibile penalmente. Peraltro non ha tardato a presentarsi l’occasione per collaudare la frivola decisione: la sesta sezione penale ha confermato l’assoluzione di Luciano M, un brav’uomo che passava le proprie giornate a sistemare in vasetti, con tanto di lumini, piantine di canapa indiana prodotte in casa e coltivate nella vasca da bagno per poi venderle. La Cassazione ha giustificato la propria decisione stabilendo che si può coltivare marijuana, se a scopo ornamentale. E a nulla sono valse le repliche della procura della corte d’Appello di Genova, che ha sottolineato come ogni forma di diffusione della droga sia pericolosa per la salute, perché a quanto pare l’uomo vendeva davvero le piantine per arredo. Il giorno in cui sarà concesso di fumare le pareti di una casa, forse la Cassazione rivedrà la propria ingenua decisione.
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