CHE LA SI voglia chiamare Halloween, secondo il termine inglese, o vigilia di Ognissanti, come siamo soliti tradurla, questa festività rappresenta a tutti gli effetti una sorta di intreccio perfetto tra la veglia funebre, quella che dalla notte dei tempi l'uomo, attraverso gesti e simboli diversi nel corso della storia e da una civiltà all'altra, ha considerato necessaria a stabilire un legame tra il mondo terreno e quello dei morti, e la festività superficiale, fatta di "dolcetti e scherzetti", di mitiche e inedite storie d'orrore, che i partecipanti alla festa inventano ad hoc per divertire e allo stesso tempo terrorizzare gli ascoltatori, seduti per terra, in cerchio, con la sola luce delle candele ad illuminare appena la stanza, come vuole la tradizione. Una festività che di fatto deriva direttamente da quegli antichi rituali creati dall'uomo per esorcizzare la paura della morte. Così, se da un lato il legame con il mondo dei morti viene mantenuto, dall'altro esso resta relegato ad un solo momento dell'anno, unica occasione in cui l'altra dimensione si trova più vicina a quella terrena. E' nel corso di quella notte, allora, che i morti tornano nel nostro mondo, seppur nelle buffe sembianze di zucche dalle fattezze umane. .
Riporto di seguito il "Sillabario" di Ray Bradbury, pubblicato su "la Repubblica" di oggi. Il testo è tratto da "L'albero di Halloween" (Mondadori).
"Tutti sapevano che il vento, quella sera, era un vento insolito; anche l'oscurità era insolita perchè era Halloween, la vigilia di Ognissanti. Tutto pareva tagliato in un morbido velluto nero, dorato, arancione. Il fumo si arricciolava fuori da mille camini, come i pennacchi di un corteo funebre. Dalle cucine esalava il profumo delle zucche; quelle svuotate della polpa e quelle che cuocevano dentro il forno. Il chiasso dietro le porte chiuse delle case crebbe in maniera impossibile, mentre ombre di ragazzi si stagliavano alle finestre. Ragazzi semivestiti, con la faccia truccata; qua un gobbo, là un piccolo gigante. Si frugava nelle soffitte, si forzavano chiavistelli, si buttavano all'aria vecchi bauli alla ricerca dei costumi. Tom Skelton si mascherò da scheletro."
2 commenti:
27 novembre 2009 alle ore 00:16
La ringrazio per Blog intiresny
27 novembre 2009 alle ore 00:16
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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