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CronacaNet.com - di Corrado Cancemi
CronacaNet.com - di Corrado Cancemi

Pronti a partire, il Pennarello cambia indirizzo

Il Pennarello giallo ha chiuso i battenti. Il blog che racconta l'attualità prepara le valigie per affrontare un viaggio destinato a farlo crescere senza snaturarne i valori con i quali era partito nel maggio 2007.
La nuova avventura si chiama CronacaNet. E' il nuovo volto del Pennarello giallo, un angolo di informazione obiettiva nei mari del web, che - ce lo auguriamo - diventerà il punto di riferimento per quanti avevano finora apprezzato le pubblicazioni del Pennarello.

Nel reindirizzarvi a www.cronacanet.com, non ci resta che ugurarvi buona lettura.

Cordiali saluti,
Corrado Cancemi

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Caso Sandri, Spaccarotella condannato a 6 anni

Arezzo. Da omicidio volontario a omicidio colposo. Così la Corte d'Assise di Arezzo ha derubricato il reato attribuito all'agente Luigi Spaccarotella, condannato a sei anni di reclusione con l'accusa di aver ucciso con un colpo di pistola il tifoso laziale Gabriele Sandri nell'area di servizio dell'A1 di Badia al Pino l'11 novembre 2007. Al reato il Tribunale di Arezzo ha aggiunto l'aggravante della «colpa cosciente», cioè della previsione dell'evento senza però averlo voluto. Secondo la Corte di Assise, quel giorno, nell'area di servizio di Badia al Pino, Spaccarotella avrebbe ucciso accidentalmente il giovane tifoso della Lazio. Alla lettura del dispositivo hanno fatto seguito le urla e le proteste dei parenti e degli amici di Gabriele Sandri, delusi da quanto deliberato dai giudici. «Adesso me lo hanno ammazzato una seconda volta. Come fai a credere nella giustizia? Adesso non ci credi più», ha affermato la madre di Gabriele, Daniela Sandri, mentre il padre del giovane tifoso laziale ha commentato la sentenza definendola «una vergogna per tutta l'Italia». E in preda a un dolore che difficilmente potrà cessare ha continuato: «Non sono bastati cinque testimoni che hanno visto quello che ha fatto l'individuo, quando basta un pentito di mafia per mandare gente all'ergastolo per 30 anni. Evidentemente la divisa ha il suo peso. Mi vergogno di essere italiano, mi vergogno di aver creduto nella giustizia. Per fortuna che c'è la giustizia divina che penserà a Spaccarotella, a quella non potrà sfuggire senz'altro». Una trentina di amici di Gabriele, alcuni dei quali sono perfino svenuti e hanno accusato malori, si sono radunati sul piazzale antistante il Tribunale di Arezzo. Qualcuno, accecato dalla rabbia, ha inveito contro Spaccarotella e contro i giudici, ma è stato presto calmato dal fratello di Sandri, che lo ha ammonito dicendo di non rischiare di uccidere Gabriele per la terza volta.
La sentenza della Corte di Assise è arrivata a quattro mesi dall'avvio del processo, aperto il 20 marzo. La giuria si era riunita in Camera di Consiglio alle 11.30, dopo le repliche e le controrepliche della mattinata. Il pubblico ministero, Giuseppe Ledda, aveva chiesto 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale, con le attenuanti generiche per lo sconto di un terzo della pena.
Spaccarotella: «Ho pianto di gioia» - L'agente Spaccarotella, al telefono con il proprio avvocato, Federico Bagattini, si è detto felice dell'esito del processo. Anche Bagattini si è detto molto soddisfatto del risultato ottenuto che, pena a parte, ha permesso alla difesa di ottenere che il reato di cui è accusato l'agente venisse riconosciuto come omicidio colposo. «Ovviamente la pena è molto gravosa, troppo eccessiva, e su questo punto faremo appello. Intanto usciamo dall'omicidio volontario, che evidentemente è il risultato al quale tendevamo» ha affermato Bagattini.

Foto tratte da gazzetta.it e Corriere.it

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G8, bilancio positivo, raggiunte storiche intese

Bilancio positivo al termine del G8 dell'Aquila. Sottoscritti gli accordi sulle misure anti-crisi, sul clima e sugli aiuti ai Paesi sottosviluppati

L'Aquila. La caserma-bunker della Guardia di Finanza di Coppito, che ha ospitato il G8 dell'Aquila, ha chiuso i battenti. A tre giorni dall'avvio del summit, i Grandi del Mondo hanno lasciato lo scenario abruzzese, la terra ferita dalle scosse sismiche non del tutto cessate assurta a simbolo della necessità di ricostruzione che accomuna tutte le nazioni della Terra. Nell'aria regna un'atmosfera di apparente ottimismo per il futuro che, almeno per il momento, sembra mettere a tacere le voci di chi sull'esito di questo autorevole vertice ha scommesso poco o niente. In effetti, i fatti parlano ancor più delle parole soddisfatte del premier Silvio Berlusconi, che non ha pensato due volte ad affermare entusiasta che il successo del vertice rappresenta la premiazione della sua «lucida follia». «Come diceva Erasmo da Rotterdam - ha citato il premier in conferenza stampa - le decisioni più rappresentative sono spesso frutto di una lungimirante follia». Lo stesso Cavaliere, del resto, era consapevole, quando decise di dirottare in extremis il G8 dalla Maddalena a L'Aquila, che si trattava di una mossa sotto certi aspetti "folle". Ma forse è stato proprio il bisogno di ricostruzione che si repira nel capoluogo abruzzese a ispirare quei pensieri comuni che hanno portato i Grandi a decisioni unanimi dai più inattese.
Il primo tema affrontato dagli otto Grandi (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti), nel corso della prima delle tre giornate del vertice, è stata la crisi economica. In presenza del presidente della Commissione europea Barroso e del presidente Ue Reinfeldt, i Capi di Stato e di governo hanno deciso unanimemente di continuare sulla via del no al protezionismo, impegnandosi a rafforzare la cooperazione per combattere l'evasione fiscale e rinnovando il loro impegno ad «attuare le decisioni prese ai summit di Washington e Londra» per combattere la crisi. Nella bozza del documento sottoscritta dai Grandi si sottolinea inoltre l'importanza della cooperazione tra il G8 e i Paesi del G5 (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica) più l'Egitto, che lavoreranno insieme con «l'intento di rilanciare la crescita su un sentiero più sostenibile, bilanciato e inclusivo».
Gli obiettivi sulla crisi economica fissati al tavolo del G8 hanno ricevuto l'approvazione anche nel corso del vertice allargato al G14, costituito da G8+G5 (Brasile, Cina, India, Messico Sud Africa) più Egitto.
A causare maggiori attriti tra i Paesi del G14 è stato invece l'accordo sulla lotta ai cambiamenti climatici e sullo sviluppo. Se infatti gli otto Grandi hanno fissato storici obiettivi come il contenimento del riscaldamento massimo del pianeta a due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale e la riduzione tra il 50 e l'80 per cento le emissioni di gas inquinanti entro il 2050, Cina ed Egitto, in difesa dei Paesi emergenti e in via di sviluppo, non hanno aderito, ottenendo l'esenzione dal rispetto di quanto sottoscritto dai Paesi sviluppati. Secondo il governo di Pechino come anche secondo l'Egitto, i paesi emergenti e quelli in via di sviluppo versano in «diverse condizioni», ed è necessario che vengano rispettate «le loro aspirazioni, e che non si impongano loro vincoli che abbiano effetti su tali aspirazioni». Del resto, anche l'Onu ha dichiarato la propria disapprovazione nei riguardi delle decisioni concordate sul clima giudicandole insufficienti. Sui contrasti tra le posizioni dei Paesi del G8 e della Cina, il presidente Obama è ottimista e ha spiegato che «c'è ancora tempo per superare le differenze con i paesi emergenti sulle riduzioni di gas nocivi» prima della conferenza di Copenhagen a dicembre. Il punto principale al quale hanno convenuto i Grandi è invece la creazione di una partnership globale per spingere verso tecnologie «amiche del clima» a basso contenuto di carbone.
Un risultato più che positivo, poi, è quello raggiunto al termine della terza e ultima giornata, quando i Grandi si sono confrontati sul tema dell'aiuto ai Paesi poveri. «Avevano raggiunto attraverso una iniziativa chiamata «Aquila food security» la cifra di 15 miliardi di dollari in aiuti ma dopo le sessioni di lavoro a cui hanno partecipato anche i Paesi africani abbiamo avuto la soddisfazione di potere passare da 15 miliardi a 20 miliardi di dollari in tre anni» ha spiegato Berlusconi riferendosi agli aiuti che i Grandi hanno deciso di destinare ai Paesi africani.
Quanto all'acqua, è stato adottato un testo con cui gli Otto e i Paesi africani «si impegnano a istituire una partnership più forte tra l'Africa e i Paesi del G8 per accrescere e l'accesso all'acqua e ai servizi sanitari di base a partire dai principi di responsabilità e trasparenza reciproche». Per questo, si legge nella dichiarazione, sarà istituita «una commissione ad hoc di alto livello» formata da membri dei governi dei Paesi coinvolti al fine di «raggiungere risultati concreti sul campo».
Gli Otto grandi hanno inoltre affrontato il tema della proliferazione delle armi nucleari e allo scopo di bloccare il fenomeno «gli Stati Uniti convocheranno una conferenza nella primavera 2010». Preoccupati dalla situazione in Iran, i Grandi della Terra deplorano la violenza post elettorale nel Paese e per il Medio Oriente e «rinnovano il loro pieno sostegno alla soluzione di due Stati per il conflitto israelo-palestinese».
Calato il sipario sullo scenario che ha ospitato il vertice delle nazioni più potenti della Terra, le ultime ore di venerdì hanno visto il presidente Usa Obama fare visita a Papa Benedetto XVI in compagnia della first lady Michelle. Nel corso del colloquio si è parlato di «difesa e promozione della vita e di diritto all'obiezione di coscienza». Obama ha promesso personalmente di impegnarsi a ridurre il numero degli aborti negli Stati Uniti: al Congresso è già depositata una proposta democratica che suggerisce aiuti per le mamme che vogliono tenere i loro bambini. Poi è seguito lo scambio di doni: Benedetto XVI ha consegnato a Obama la nuova enciclica «Caritas in veritate». Il presidente americano ha inoltre ricevuto anche il libro contenente l'istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede «Dignitas humanae», scritta a dicembre 2008 e dedicata ai temi della bioetica e alla difesa della vita.
Obama, Gheddafi e la storica stretta di mano - Non è certo passato inosservato il momento in cui il presidente Usa Obama e il leader libico Gheddafi si sono stretti la mano. Un raro momento che, sebbene non implichi il superamento del difficile rapporto tra Usa e Libia dovuto all'accusa di sostenere i gruppi terroristici rivolta al governo del colonnello libico, è forse il segnale di una possibilità di apertura dei rapporti tra i due Paesi, in contrasto ormai da molti anni.
Foto tratte da Corriere.it

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