
Karachi. Non le hanno lasciato nemmeno il tempo di prendere una boccata d'aria, dopo una giornata estenuante e carica di intense emozioni, tra gioie, speranze e qualche lacrima. Nascosti tra la folla che inneggiava al premier Benazir Bhutto, rientrata nel suo Pakistan dopo otto anni di esilio in Inghilterra per le accuse di corruzione, gli stessi attentatori ai quali nei giorni scorsi il leader del Ppp aveva deciso di smettere di rivolgere le proprie preoccupazioni, non hanno perso tempo a mettere in pratica il loro piano per liberarsi dello scomodo personaggio che potrebbe cambiare le sorti del Pakistan. Così, nel giro di qualche attimo, un'autobomba, forse due, sono esplose a ridosso del pubblico in festa. Una vera carneficina, costata la vita a oltre cento civili. Bibi, come la chiamano simpaticamente i suoi sostenitori, è stata subito portata in salvo. E' rimasta illesa grazie alla protezione dei militanti del suo partito, della polizia e dei "Benazir Jambaz", una brigata di cinquemila martiri schierati dal Ppp proprio in previsione di possibili attentati che sarebbero stati organizzati all'arrivo della Bhutto a Karachi, e pronti dare la vita pur di proteggerla. "Non è stata opera dei militanti islamici, ma dell'intelligence guidata dal governo", è l'accusa rivolta dal marito del premier agli 007 locali, sottolinendo come, a suo parere, dietro l'attentato non si possano celare i guerriglieri islamici. Ieri Benazir Bhutto, figlia dello storico leader del Ppp Zulfikar Alì Bhutto, condannato a morte nel 1979, appena scesa dal Boeing della Emirates, è stata accolta da oltre 250 mila persone che hanno deciso di affidare a lei, sventolando gli enormi striscioni tinti con i colori del partito popolare nero, rosso e verde, le proprie speranze di una vita più degna, in cui si possa abbattere l'incubo di dover vivere con soli due dollari al giorno. Ma il numero elevato di guardie a difesa della Bhutto tradivano l'aria apparentemente tranquilla della festa. E infatti, a tarda notte, la carneficina è arrivata davvero. Le speranze vengono adesso riposte sulla decisione che a giorni dovrebbe giungere dalla corte Suprema, la quale è la sola in grado di sbloccare l'attuale stallo politico, e lo farà pronunciandosi sulla legittimità o meno del ruolo di capo dello Stato pakistano detenuto da Musharaf. In questo modo sapremo se sarà possibile un tandem tra Pervez Musharaff e Benazir Bhutto. Per ora, Musharaff non si è presentato alla festa di accoglienza della presidente a vita del Ppp, dimostrando come, al di fuori di Karachi, una cospicua parte del paese non sia stata favorevole al suo ritorno.
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