
Roma. Tre milioni di italiani, a dispetto di qualunque pronostico, si sono recati domenica alle urne per esprimere la propria preferenza sul futuro segretario del nascente Partito Democratico. Una votazione che l'opinone pubblica ha definito plebiscitaria, con un neo segretario Walter Veltroni che si è aggiudicato la vittoria con una percentuale di voti pari al 75,6%, lasciando alle proprie spalle Rosy Bindi, ferma al 14,4%, ed Enrico Letta, a quota 10,1%. Un successo per il sindaco di Roma, dunque, votato da 3 elettori su 4. Gli altri candidati al titolo, Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski, sono rimasti fermi entrambi a quota 0,1%. Ma, al di là delle cifre numeriche e di un pizzico di giustificata delusione per chi non è riuscito a realizzare il proprio obiettivo di diventare il primo leader del nuovo Pd, i cinque candidati alla leadership si sono dichiarati soddisfatti per la grande partecipazione popolare, che rappresenta uno spiraglio di luce tra il grigiore degli ultimi mesi, in cui la politica italiana si è vista soffocata dalle critiche mosse contro le faglie del suo sistema. Quello di domenica, infatti, a prescindere dalla vittoria di Veltroni, va letto soprattutto come il segnale di un importante punto a favore dei "cantieri democratici". E' per questo che il ministro per la Famiglia Rosy Bindi ha precisato che "non consegneremo il partito al segretario, lo faremo tutti insieme. Sarà un partito di popolo, non vogliamo un partito del leader". E il terzo classificato, Enrico Letta, ha orgogliosamente definito "una festa" l'esperienza che lo ha visto partecipe in questi mesi, affermando che da questi risultati il governo esce rafforzato. Il primo segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, si è presentato con un aspetto radioso ieri sera ai cronisti, al termine degli scrutini, dicendo soddisfatto che "tre milioni e 300 mila persone hanno detto che c'è un'Italia possibile, nuova, serena, che non urla, che non odia, che vuole un cambiamento profondo nella politica e nel Paese". E va al sodo, quando, in risposta alle affermazioni della Cdl che ha sminuito l'importanza di questo evento, controbatte affermando che lo schema del centrodestra "è vecchio e corrisponde ad una vecchia stagione politica italiana". Veltroni ha poi presentato i principi base che il Pd seguirà:"Non sarà un partito di correnti, e il 50% degli organismi dirigenti sarà composto da donne. Non sarà un partito che nasce dal leader o per un leader, ma per le persone reali, per questo paese reale". Grande soddisfazione ha espresso infine il premier Romano Prodi, affermando che se il centrodestra usasse strumenti analoghi a quelli che hanno permesso la nascita del Pd e il successo elettorale di domenica, farebbe un passo avanti. Se quello di ieri rappresenta un risultato importante o meno per determinare un cambiamento nella tormentata condizione della politica italiana, sarà il futuro a dirlo. Al momento resta una sola certezza: in un clima politico teso, con un'opposizione che cerca continuamente di infliggere il colpo decisivo al governo, una spallata è arrivata davvero, e a farne le spese è stata l'antipolitica.
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