Milano. Enzo Biagi, giornalista e scrittore, decano dei giornalisti italiani, si è spento ieri mattina, all'età di 87 anni, a seguito di problemi cardiaci, ai quali da venerdì scorso si erano affiancati problemi renali e polmonari. Alle 10 di ieri mattina è stata aperta la camera ardente, nella clinica Capitanio, dietro casa sua, nel centro di Milano. I funerali si terranno giovedì prossimo a Pianaccio, in provincia di Bologna, la città in cui nacque il 9 agosto del 1920. Il mondo ha salutato con grande dolore e commozione questo grande personaggio. Enzo Biagi, prima che un abile giornalista e un mirabile scrittore, è stato un grande uomo: una voce di libertà, in una società che spesso si lascia sopraffare dall'interesse personale di chi, al potere, vorrebbe imporre prepotentemente le proprie regole. Imbracciando umili armi, come la semplicità e l'ironia, Biagi ha segnato oltre mezzo secolo di storia nazionale, con la sua spiccata personalità. E, salutandolo, un pò tutti, dai cittadini fino ai giornalisti e ai politici, immaginano che non sarà facile vedere apparire un degno successore di questo personaggio così significativo. Nessun ostacolo riuscì mai a fargli chinare il capo; nemmeno il famoso "editto di Sofia" del 18 aprile 2002, a firma di Silvio Berlusconi, che sancì l'allontanamento di Biagi, Santoro e Luttazzi dalla tv pubblica, accusati di aver fatto "un uso criminoso" del mezzo televisivo. "Si e' addormentato sereno. Aveva previsto tutto come al solito. Ci ha fatto dormire qualche ora e poi gli siamo stati tutti accanto fino all'ultimo", ha detto la figlia Bice; e l'altra, Carla: "Vorrebbe essere ricordato per quello che era: "Una persona onesta..."Ha sul petto il distintivo di giustizia e liberta' perche' era una delle cose piu' care di cui parlava di piu', ossia dei partigiani, e anche questo mi piace ricordarlo".
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