Intesa vicina al tavolo Ue. Il premier Thaci: scissione se concordata con i 27. Cipro contraria. D'Alema: governare, non subire gli eventi
Bruxelles. E' il ritratto di un'Unione Europea che intende fare le proprie mosse con cautela, quello emerso al termine del vertice tra i 27 svoltosi due giorni fa a Bruxelles con l'obiettivo di discutere l'eventuale ingresso di Belgrado nell'Ue e l'attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo. L'ingresso della Serbia nell'Unione europea potrà infatti avvenire solo se Belgrado adempirà a precise condizioni, come la consegna dei criminali di guerra. Anche sul fronte dell'attesissima indipendenza della provincia serba, i 27 hanno dimostrato di non voler procedere con impulsività, privilegiando in questo senso i punti del piano Ahtisaari, che prevedono l'indipendenza del Kosovo sotto tutela internazionale, una sorta di libertà "coordinata". Una linea che lo stesso premier kosovaro Hashim Taci ha dimostrato di preferire, rilasciando un'intervista al Financial Times in cui precisa che Pristina non intende portare avanti alcun tentativo di scissione senza un preventivo accordo con L'Ue, ragione per cui non si esclude la possibilità che il Kosovo debba attendere fino a marzo 2008 prima di poter ottenere l'agognato risultato. Il ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema ha confermato di appoggiare le scelte dell'Ue, affermando che in un momento come questo è necessario per prima cosa governare i prossimi eventi, senza subirli. Due sono state le proposte presentate dal titolare della Farnesina: permettere immediatamente l'ingresso della Serbia nell'Ue, e provvedere alla missione Ue in Kosovo, in modo che l'Ue possa al più presto dedicarsi alla gestione del Paese. Quelli emersi dal tavolo di Bruxelles sono risultati rilevanti, dunque, a cominciare dalla fiducia concessa alla Serbia per accelerarne il possibile ingresso nell'Unione Europea. Ma, ad alimentare il fronte di chi si oppone a quanto deciso due giorni fa, è Cipro, che rifiuta fermamente l'indipendenza del Kosovo per evitare la nascita di un precedente che potrebbe rivelarsi pericoloso nei suoi confronti nell'ambito della crisi con la Turchia. Al momento, la Serbia in generale non si dimostra favorevole all'attuazione dei piani previsti dai 27, dichiarandosi contraria a ogni tipo di indipendenza "coordinata, semicoordinata o non coordinata". E ci si augura che il vertice dei capi di Stato e di governo di venerdì prossimo possa lasciare intravedere uno spiraglio di luce.
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