Nessun accordo di maggioranza sulla riforma della legge elettorale, Napolitano deluso scioglie le Camere. Al via la campagna elettorale
Roma. "La decisione di sciogliere le Camere, sentiti i loro presidenti, è divenuta obbligata visto l'esito negativo degli sforzi che ho diversamente compiuto nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anomalia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari, non senza conseguenze sulla governabilità del paese". E' un presidente della Repubblica deluso, quello che ha deciso di firmare il decreto di scioglimento della XV legislatura. Giorgio Napolitano si è detto rammaricato per il fatto di "dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata", sebbene la scelta di sciogliere le Camere fosse ormai necessaria, dato l'evidente fallimento del mandato esplorativo, affidato al presidente del Senato Franco Marini lo scorso 30 gennaio, che "purtroppo non è stato coronato da successo", nonostante "l'impegno e lo scrupolo" dimostrati dalla seconda carica dello Stato. Il presidente Napolitano non ha dunque nascosto la propria delusione per il fallimento della ricerca di un punto di intesa tra le frange politiche sulla riforma della legge elettorale. Un punto, quest'ultimo, considerato dal capo dello Stato di estrema importanza, dato che, come ha precisato nel suo intervento "già nel febbraio dello scorso anno, rinviando al Parlamento il governo dimissionario, avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato le incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione. Di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica". Nella mattinata di oggi, proprio a seguito dell'ufficializzazione, tramite decreto, dello scioglimento del Senato e della Camera dei deputati da parte del presidente Napolitano, è arrivata la decisione del Consiglio dei ministri, che ha fissato la data delle elezioni politiche per domenica 13 e lunedì 14 aprile. Secondo quanto deciso dal Consiglio, i simboli dei partiti dovranno essere depositati al Viminale tra la mattina di venerdì 29 febbraio e domenica 2 marzo. Le liste dei candidati dovranno essere presentate tra la mattina di sabato 9 marzo e le 20 di domenica 10. Martedì 29 aprile ci sarà la prima seduta del Parlamento di quella che di fatto sarà la sedicesima legislatura nella storia della Repubblica. Unico punto ancora in discussione, vedere se sarà possibile o meno effettuare l'accorpamento del voto per il rinnovo del Parlamento con quello delle amministrative.
E Veltroni disse: "Yes, we can" - Sulla scia del motto pronunciato dal candidato alle primarie statunitensi Barack Obama, Il leader del Pd Walter Veltroni ha aperto una campagna elettorale che vedrà il suo partito "correre da solo", anche al Senato, dove - afferma il segretario del Pd - formerà in caso di vittoria un governo di 12 ministri. L'annuncio di Veltroni arriva nello stesso giorno in cui l'ex premier Romano Prodi ha confermato la sua decisone di non volersi ricandidare alle prossime elezioni. Veltroni ha spiegato che quella del Pd è "una scelta coraggiosa", ma almeno - spiega - in questo modo il suo partito si presenterà alle elezioni senza aver stretto alleanze "pasticciate". E ha conclsuo: "Sul programma si cercheranno convergenze con forze che si collocano nel campo della sinistra riformista, non in quello della sinistra radicale"
Mastella sull'uscio di casa Cdl - L'ex Guardasigilli, Clemente Mastella, ospite nel programma "Porta a porta", ha confermato di essere in fase di trattativa con L'Udc, e ha anche lanciato un messaggio al Cavaliere: "Se dal centrodestra, dalla Casa delle libertà, mi arriverà una proposta che mi convincerà, dirò di sì". Ma è subito bufera dalla Lega, che mette il veto sull'ipotesi dell'ingresso del leader dei Popolari Udeur in casa Cdl. Roberto Castelli, a "Ballarò", è molto chiaro: "Non credo che Mastella sarà nostro alleato: esiste un patto che dice che per allargare l'alleanza tutti i fondatori della Cdl devono essere d'accordo. Siccome la Lega è contro, l'Udeur non entra".

E Veltroni disse: "Yes, we can" - Sulla scia del motto pronunciato dal candidato alle primarie statunitensi Barack Obama, Il leader del Pd Walter Veltroni ha aperto una campagna elettorale che vedrà il suo partito "correre da solo", anche al Senato, dove - afferma il segretario del Pd - formerà in caso di vittoria un governo di 12 ministri. L'annuncio di Veltroni arriva nello stesso giorno in cui l'ex premier Romano Prodi ha confermato la sua decisone di non volersi ricandidare alle prossime elezioni. Veltroni ha spiegato che quella del Pd è "una scelta coraggiosa", ma almeno - spiega - in questo modo il suo partito si presenterà alle elezioni senza aver stretto alleanze "pasticciate". E ha conclsuo: "Sul programma si cercheranno convergenze con forze che si collocano nel campo della sinistra riformista, non in quello della sinistra radicale"
Mastella sull'uscio di casa Cdl - L'ex Guardasigilli, Clemente Mastella, ospite nel programma "Porta a porta", ha confermato di essere in fase di trattativa con L'Udc, e ha anche lanciato un messaggio al Cavaliere: "Se dal centrodestra, dalla Casa delle libertà, mi arriverà una proposta che mi convincerà, dirò di sì". Ma è subito bufera dalla Lega, che mette il veto sull'ipotesi dell'ingresso del leader dei Popolari Udeur in casa Cdl. Roberto Castelli, a "Ballarò", è molto chiaro: "Non credo che Mastella sarà nostro alleato: esiste un patto che dice che per allargare l'alleanza tutti i fondatori della Cdl devono essere d'accordo. Siccome la Lega è contro, l'Udeur non entra".
1 commenti:
7 febbraio 2008 alle ore 11:05
Finalmente napolitano ha preso la scelta giusta!!!!
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