Pristina. Il discusso giorno della secessione del Kosovo potrebbe essere alle porte. E' quanto trapelato da fonti governative a Pristina, che sosterrebbero che sia stata prevista una data esatta per lo strappo definitivo della provincia dalla Serbia. La proclamazione dell'indipendenza da parte del Parlamento kosovaro sarebbe data in agenda per domenica 17 febbraio alle 17. In subbuglio la stampa mondiale, che si è accalcata intorno alle personalità politiche in cerca di conferme su un'operazione che, di fatto, rappresenterebbe un grande passo, storicamente agognato, per i kosovari, ma anche motivo di grave offesa per la Serbia, in quanto, come già più volte ribadito dal premier serbo Vojislav Kostunica (nella foto), "è inaccettabile parlare del Kosovo, una provincia della Serbia, come di un futuro stato". Sulla questione della possibile dichiarazione di
indipendenza, il premier kosovaro Hashim Thaci, interrogato lo scorso venerdì in conferenza stampa, ha preferito glissare, rifiutandosi di annunciare ufficialmente la data della secessione e ripetendo:"Non risponderò a nessuna domanda sull'argomento". Tuona invece il fronte serbo, con il premier Kostunica deciso a opporsi alla secessione "con gli argomenti e metodi democratici", nonostante "le campagne, le pressioni, le offerte e le minacce subite". Il premier serbo ha spiegato chiaramente il motivo di tale rifiuto,

sottolineando che "la Serbia deve entrare nell'Ue integra, come vi sono entrati tutti gli Stati membri", perchè il suo Paese non può rinunciare alla "storia e alla memoria". Sulla stessa frequenza il capo dello Stato Boris Tadic, che ritiene necessario "conservare la sovranità e l'integrità territoriale della Serbia, compreso Kosovo e Metohija, come parte costituente della Repubblica di Serbia". La situazione si fa sempre più scottante, specie a seguito del fallimento di qualsiasi possibile accordo, come emerso nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato d'urgenza lo scorso giovedì su richiesta di Mosca e Belgrado. Proprio giovedì, l'ambasciatore Vitaly Churkin, rappresentante russo nel Consiglio, secondo alcune fonti diplomatiche, ha mostrato un quadro della situazione che vedrebbe solo cinque paesi - Usa, Francia, Gran Bretagna, Belgio e Italia - schierati a favore del piano che porta il nome dell'ex mediatore dell'Onu per il Kosovo Martti Ahtisaari, piano che mira all'indipendenza della provincia serba. Se la Serbia non cederà nella sua strenua opposizione, forse anche per questa volta per il Kosovo non ci sarà alcuna svolta storica, e dovrà accontentarsi di una trattativa pacifica, "la sola adatta a risolvere un problema così complicato", come sostiente il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic.
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