Milano. E' passato alla storia, tra le tante sue peculiarità, come il ribelle della televisione italiana, artefice di una forma di comunicazione che preferiva la mimica corporea all'eloquio. Di scompiglio, nella piatta e omologata scatola televisiva, ne ha portato a dismisura, distinguendosi sempre e aggiudicandosi di diritto il titolo di inventore del talk-rissa. Ma, a dispetto della sua turbolenta carriera, Gianfranco Funari ha preferito andarsene con compostezza, spegnendosi silenziosamente sabato mattina all'ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato da 5 mesi per gravi problemi cardiaci e polmonari. "E' rimasto cosciente fino alla fine", ha raccontato la moglie in una telefonata allo speciale "Ciao Gianfrà" su Italia 1, dicendo che si era perfino risvegliato
dal primo coma, ma che non si è più ripreso dal secondo. Funari aveva 76 anni. Nacque a Roma nel 1932 e debuttò nel 1967 al Derby di Milano. Comparve in tv come conduttore televisivo per la prima volta nel 1980 con il programma "Torte in faccia". La sua carriera ricevette una batosta negli anni novanta, quando fu allontanato dal gruppo Fininvest a seguito di una polemica con Berlusconi,
ma non si incrinò minimamente, anzi, Funari rivelò la sua scaltrezza, rispondendo con "Zonafranca", una trasmissione in onda su 75 emittenti locali. Poi tornò a Retequattro per presentare "Funari news", "Punto di svolta" e "L'originale". Nel '96 condusse su Raidue il contrastato talk show politico "Napoli Capitale", proseguendo la sua carriera fino al 2005, quando ebbe il primo problema di salute e dovette subire un delicato intervento al cuore. La sua ultima avventura risale al 2007, quando ha condotto "Apocalypse Show" sui temi ambientalisti, un'avventura che non andò secondo le aspettative.


Padre di un linguaggio corrosivo e a tratti volgare - Precursore in Italia del reality, del talk-rissa, della televisione fuori dagli schemi, il personaggio Funari si è impostato sin dalla sua comparsa come il padre ribelle di una vis polemica quasi impareggiabile. Lo caratterizzava un linguaggio corrosivo, che sapeva non mancare di una certa dose di volgarità, ottenuta dall'uso di quel caratteristico romanesco marcato, che portò l'antropologa Ida Magli ad affermare che "Funari fa diventare volgare anche un mazzolino di viole".
1 commenti:
14 luglio 2008 alle ore 11:45
era un grande!
Dammi a 2!
ciao gianfra..
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