Roma. Quella di oggi è stata una giornata ad alta tensione, come previsto. Mentre a Roma gli studenti hanno proseguito imperterriti il sit in davanti all'ingresso di Palazzo Madama e la protesta delle scuole italiane non ha accennato a placarsi, tra occupazioni, autogestione, lezioni a cielo aperto nelle piazze e in certi casi persino tafferugli con le forze di polizia, nell'Aula del Senato, in presenza di un ministro dell'Istruzione attento e sicuro del lavoro svolto, i gruppi parlamentari hanno dato il via alle dichiarazioni di voto. E alla fine, la lunga e difficile maratona del decreto Gelmini, giunto al rush finale con il voto al Senato, si è conclusa a suo favore, con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti. Il discutissimo decreto 137 del 2008, che porta il nome del ministro dell'Istruzione, è stato convertito in legge, sotto gli occhi soddisfatti di Mariastella Gelmini, che ha affermato: "La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione". Secondo la Gelmini "provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani". Alla soddisfazione si è unito il premier Silvio Berlusconi, che ha applaudito il "grande risultato" e ha bacchettato la sinistra, responsabile, a suo dire, dell'inganno degli studenti in piazza, che secondo il Cavaliere hanno frainteso le proposte del governo cadendo vittime di "una truffa combinata alle loro spalle". La sinistra, dal canto suo, ha lottato fino alla fine per impedire che il decreto ottenesse il via libera. Ancora questa mattina, durante le dichiarazioni di voto, l'esponente del Pd Anna Finocchiaro ha criticato la linea intrapresa dal ministro Gelmini, affermando che "di queste giornate colpisce il disprezzo per le ragioni degli altri" e avvertendo, a nome dell'opposizione, che "non è finita qui". La maggioranza si è dimostrata compatta fino alla fine, a fronte di un periodo di agitazioni in tutta Italia che lasciavano pensare ai primi segni di mancata fiducia riposti nel governo Berlusconi. La Lega, nel suo discorso in Aula, ha ribadito il proprio appoggio al decreto Gelmini, non lasciandosi tuttavia sfuggire un rimprovero per quanto rilasciato dal ministro in un'intervista al Corriere giorni fa, quando si era volutamente paragonata al candidato alle presidenziali Usa Barack Obama. Questo, ha detto il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo, francamente non gli è piaciuto.
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