Un rapporto del Pentagono smonta una delle ragioni avanzate da Bush per giustificare la guerra in Iraq. Saddam non legato ad Al Qaeda
Washington. E' stato necessario esaminare 600 mila documenti ufficiali iracheni, confiscati dopo l'invasione del 2003, ed interrogare i funzionari del deposto regime, per un totale di parecchi mesi di lavoro, prima che i ricercatori del Pentagono, attraverso un rapporto semi-nascosto, comunicassero la scoperta che Saddam Hussein e Osama Bin Laden non avevano alcun legame, come del resto molti esperti civili già sostenevano. A dare importanza alla notizia è adesso il sigillo del Pentagono impresso sul rapporto, documento che non a caso l'amministrazione ha deciso di non presentare e diffondere, ma di far recapitare via posta solo a chi presenterà una richiesta ufficiale. Dal dossier è emerso che Saddam ha appoggiato il terrorismo di stato, con azioni tese a favorire i radicali palestinesi. Ma, nel caso degli Usa, quel che conta è l'assoluta assenza di azioni eversive dirette da Saddam contro gli Stati Uniti, in quanto i documenti testimoniano che l'unico obiettivo erano i dissidenti iracheni. Che Saddam avesse intessuto una fitta rete di relazioni con i terroristi emerge chiaramente anche dal fatto che tra il 1999 e il 2000, il regime si sarebbe dedicato alla costruzione, allo sviluppo e all'addestramento all'uso di cinture esplosive e autobombe per kamikaze. Gli attentatori avrebbero poi utilizzato tali tecniche anche contro l'invasione americana. Il rapporto redatto dall'establishment americano smonta di fatto una delle principali ragioni presentate dal presidente Usa George W. Bush per motivare la guerra in Iraq: prima che gli Stati Uniti invadessero l'Iraq, i terroristi islamisti si limitavano alla presenza delle fazioni Al Ansar e Al Zarkawi, presenti in alcune basi del Kurdistan. Solo dopo la caduta di Bagdad Osama e i sui seguaci hanno scagliato l'offensiva contro gli americani.
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