I piani anti-crisi di Usa e Ue riaccendono la fiducia degli investitori. Le Borse europee volano in apertura. A Piazza Affari sospensioni al rialzo
Milano. La settimana più nera della storia dei mercati finanziari si è conclusa con uno spiraglio di luce che lascia spazio a rosee previsioni. A dare un significativo cambio di rotta alla crisi finanziaria sono state le misure messe a punto dai quindici Paesi dell'euro, nel corso del vertice di Parigi tenutosi domenica 12 ottobre. Nella bozza di conclusioni del vertice straordinario, infatti, è contenuta l'importante misura che garantisce il sostegno, da parte degli Stati, alle banche colpite dalla crisi con la garanzia dei debiti a medio termine fino al 31 dicembre 2009. Il documento dell'Eurogruppo è costituito da 5 punti e prevede un'adeguata liquidità alle istituzioni finanziarie, la ricapitalizzazione efficiente delle banche in difficoltà da parte dei governi, garanzie sui prestiti, la revisione delle regole, il coordinamento delle procedure tra i governi europei e sollecita anche "un'ulteriore azione di coordinamento". Un provvedimento anti-crisi che non ha tardato a far sentire i propri benefici effetti, con la riaccensione della fiducia degli investitori sui listini del Vecchio Continente. Le Borse Europee sono volate in apertura, con Piazza Affari in testa, che è stata segnata da una raffica di sospensioni al rialzo e ha visto lo S&P/Mib recuperare ben 7,4 punti percentuali. Il comparto bancario ha recuperato il 7,5% a livello europeo. A Piazza Affari seguono Parigi (+6,3%), Londra (+4,8%) e Francoforte (+6,4%). Anche Wall Street si unisce alla corsa, forte nel prelistino di un avanzamento del 6% dei future sullo S&P, del 4,9% di quelli sul Dow Jones e di una crescita del 5,4% di quelli sul Nasdaq.
Una crisi mai vista prima - Quella che si presenta come la crisi finanziaria peggiore dal 1930, responsabile dell'aumento del numero di poveri dall'inizio dell'anno di ben 100 milioni, trova le cause in una serie concatenata di eventi, che si potrebbe riassumere così: un tasso di interesse molto basso (circa 1-2%), spinge molte famiglie ad approfittare dell'occasione per acquistare una casa, rassicurate da una politica finanziaria, qual è per esempio quella americana, che non presuppone la richiesta di garanzie al cliente nel momento in cui una banca gli concede un prestito, essendo l'istituto sicuro di poter recuperare la cifra prestata, in caso di mancato ritorno del credito, semplicemente riprendendosi l'immobile che, almeno in teoria, aumenta di valore senza brutte sorprese. Il primo intoppo si verifica con la scelta delle banche di non concedere il credito rischiando in proprio, ma cartolarizzandolo, cioè dividendolo in obbligazioni, fatte girare un pò ovunque fino a perderne il controllo. Nel frattempo la domanda di acquisto di beni immobili cresce, e con essa lievita anche il prezzo degli stessi, causando la "bolla dell'immobile", cioè un rigonfiamento del valore dell'immobile fittizio, che non risulta se l'abitazione viene venduta, perché il valore effettivo è molto più basso. Nella fase sucessiva, si realizza che le garanzie delle banche sono inaffidabili e che le carte attestanti il diritto al credito non avevano alcun valore. Le banche smettono di concedere prestiti. A questo punto le imprese non riescono a finanziarsi e di ritorno alle banche arrivano meno soldi. Molti ritirano le loro azioni bancarie e le rivendono nel timore del fallimento. Serve solo liquidità: immettere soldi sul mercato e il presidente Usa Bush è il primo a farlo, pur essendo un conservatore. In Italia il sistema bancario si dimostra più solido proprio grazie alla richiesta di garanzie ai clienti delle banche, ma è chiaro che un peggioramento della crisi finanziaria mondiale influirebbe drasticamente anche sulla nostra economia.
Articolo rimaneggiato sulla base di un intervento del blog AvolaInside
1 commenti:
17 ottobre 2008 alle ore 12:42
Ciao Daniele!
Complimenti al blog.
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