Con la morte degli ultimi attentatori asserragliati nel Taj Mahal, si è concluso l'11 settembre indiano. Ma ora si indaga sulla vicenda
Mumbai. A tre giorni dall'inizio dei violenti e inattesi attacchi terroristici sferrati nel centro nevralgico della città di Mumbai da un gruppo di estremisti islamici definitisi Mujaiddin del Deccan, la violenta battaglia sembra essersi definitivamente conclusa. Un triste bilancio di ben 195 morti e circa 300 feriti è quanto resta di una vicenda che ha colto impreparato e catapultato nella più profonda incertezza il mondo intero per tre giorni di terrore. L'annuncio della fine degli scontri, sancita dall'uccisione, per opera delle forze speciali, degli ultimi tre terroristi rimasti asserragliati nell'hotel Taj Mahal, è stato dato all'alba di oggi dal capo della polizia di Mumbai, Hassan Gafoor, che ha parlato di nove assalitori uccisi e uno catturato vivo sui dieci giunti in città, anche se più tardi l'emittente indiana Ndtv ha precisato che i terroristi uccisi sono 15. Gli ostaggi liberati dall'hotel Taj Mahal e

dall'Oberoi Trident sono in totale 610. I 19 ostaggi italiani sono stati portati in salvo, mentre uno solo dei nostri connazionali è rimasto ucciso durante gli attacchi sferrati dagli attentatori, l'imprenditore Antonio De Lorenzo, vittima dell'esplosione di una granata e aggiuntosi così ai 26 stranieri deceduti, tra cui cinque americani, due francesi e altrettanti canadesi. Si è così conclusa una terribile vicenda dai contorni ancora sfocati. In particolare, gli investigatori stanno tuttora cercando di far luce sulle modalità adottate dagli estremisti per una così perfetta pianificazione degli attacchi e ci si domanda soprattutto quale fosse il vero scopo degli attentatori. Cruciali sarebbero a tal proposito le rivelazioni che il giornale "Times of India" attribuisce a un terrorista catturato, il 21enne Azam Amir Kasav, uno dei guerriglieri che avrebbe colpito alla stazione

centrale di Mumbai, uno dei bersagli scelti dagli assalitori. Secondo il sito web "The Indian Express" Azam avrebbe affermato, interrogato dagli investigatori, di essere un membro del gruppo fondamentalista pachistano Lashkar-e-Tobia (LeT), operativo in Kashmir, e di essersi addestrato in due campi in Pakistan. Non sarebbe poi da sottovalutare l'ipotesi ventilata dalla stampa britannica, che non esclude l'esistenza di un legame tra i terroristi e cellule residenti in Gran Bretagna. Intanto Islamabad ha ribadito la sua estraneità a quanto verificatosi a Mumbai, in risposta alle accuse del governo di Nuova Delhi, che crede nella colpevolezza del Pakistan. Ad ogni modo, chiunque si celi dietro la pianificazione di un attacco così terribile, non deve aver incontrato ostacoli nella realizzazione del piano, che si presenta tanto organizzato nei dettagli da essere paragonabile - anche se è un paragone inopportuno - solo alla studiata scenografia di un film d'azione. La facilità con la quale gli estremisti hanno concretizzato il progetto è dimostrata dalla prova che alcuni di loro avevano affittato delle residenze a Mumbai alcuni mesi prima del giorno cruciale, quel mercoledì 26 ottobre da alcuni tristemente ribattezzato come l'11 settembre

indiano. Secondo la ricostruzione, la tragica vicenda ha inizio quel giorno, dopo le 22:30 locali (le 18 in Italia), con una serie di attacchi coordinati, sferrati dagli attentatori armati di mitra e granate, alla stazione centrale della capitale finanziaria dell'India, a un ospedale e a due hotel prestigiosi, il Taj Mahal e l'Oberoi Trident. Negli hotel finiscono in ostaggio decine di persone. La rivendicazione degli attacchi arriva solo nella giornata successiva, a opera di un gruppo che si fa chiamare "I Mujaheddin del Deccan". Mumbai si appresta a passare una terribile notte, scossa dagli scontri tra le forze speciali indiane e i guerriglieri appostati negli hotel, con la folla che corre per mettersi al riparo dalle esplosioni e un ingente numero di vittime, fin quando, verso mezzanotte, le autorità annunciano che tutti gli assalitori del Taj Mahal sono morti, ad eccezione di uno, mentre gli scontri imperversano

all'Oberoi. Durante i primi attacchi, perderà la vita anche il capo della polizia antiterrorismo di Mumbai, Hemant Karkare. Nella mattinata di venerdì, le forze armate fanno irruzione in un centro religioso ebraico per salvare altri ostaggi. Un'operazione che si concluderà solo alle 19, quando saranno saranno rinvenuti i corpi senza vita di sei israeliani. All'Oberoi vengono liberate 93 persone, fino a quando, alle 14.30, l'hotel sarà bonificato e al suo interno verranno ritrovati 24 cadaveri. Il controllo dell'altro hotel in mano ai terroristi, il Taj Mahal, sarà ottenuto invece solo sabato, quando la polizia ucciderà gli ultimi tre terroristi in vita. Verso le 8.30 dello stesso giorno, si conclude la terribile battaglia, con un bilancio tragico. Nelle ore successive si è scoperto che nel mirino dei terroristi c'era anche l'aeroporto, poi scampato all'attacco grazie a un intoppo nella realizzazione del piano.
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