Torino. Che si sia trattato di una tragica "fatalità", come affermato da Berlusconi, o di disastro colposo e omicidio colposo a carico di ignoti, come recita il fascicolo aperto dalla procura di Torino, la tragedia che sabato 22 novembre ha visto lo studente 17enne Vito Scafidi perdere la vita per il crollo di un controsoffitto al liceo "Darwin" di Rivoli (Torino) e altri quattro suoi compagni rimanere gravemente feriti, ha fatto divampare la protesta contro i tagli all'istruzione previsti dalla riforma della scuola, e contro un sistema di sicurezza, nelle scuole come in tutti i luoghi di lavoro, estremamente vacillante perché poco sottoposto al controllo delle istituzioni competenti. Nella giornata di oggi, a Torino, si è levato un corteo di solidarietà nei confronti degli studenti del liceo "Darwin", culminato con l'irruzione dei manifestanti all'interno del Cinema Massimo, in cui erano in corso le proiezioni del Torino Film Festival diretto da Nanni Moretti. Ai cori "vergogna, vergogna", che non hanno mancato di creare momenti di tensione tra gli studenti e
il pubblico della kermesse, lo stesso direttore Nanni Moretti ha risposto affermando di non poter far altro che "comprendere" e "unirsi al lutto per quanto avvenuto a Rivoli". Il corteo si è poi diretto alla Prefettura del capoluogo piemontese. Il sostegno alla causa di genitori e studenti è arrivato dalle più disparate realtà istituzionali, compatte nella lotta contro una "realtà da terzo mondo", come l'ha definita il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, che ha affermato: "La scuola non può essere un luogo di morte e di dolore. Dovrebbe essere il luogo della vita e della crescita civile e culturale di un paese. Il sindacato ha più volte denunciato la situazione fatiscente degli edifici scolastici nel nostro Paese. È una situazione che riguarda nord, centro e sud senza distinzioni". La denuncia è arrivata persino dal leader della Destra ed ex ministro nel precedente governo Berlusconi, quando ha definito "bestemmia" l'affermazione del premier, che intervenendo sulla tragedia della scuola di Rivoli aveva parlato di "drammatica fatalità" che "poteva succedere anche in un'abitazione, non c'erano indizi di pericolosità". Il commento di Storace è stato lapidario: "Anzichè tagliare fondi alla scuola o
regalare quattrini a Gheddafi, il governo pensi a renderla sicura. In Italia si muore sul lavoro e si muore a scuola. In Abruzzo solo l'8 per cento delle scuole è in regola. Quante altre fatalitá dobbiamo attendere?". Dal canto suo, il comitato di studenti che ha organizzato il presidio, ha precisato che la vicenda di Rivoli non è stata strumentalizzata, e che la sua protesta è rivolta ad "anni di tagli da parte di governi di tutti i colori", che "hanno contribuito all'abbandono e alla fatiscenza delle strutture pubbliche". Nella giornata di Martedì , diecimila istituti prenderanno parte alla IV Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, promossa da Cittadinanzattiva. Un evento teso ad avvicinare i giovani alla cultura della sicurezza e indirizzato a richiamare le istituzioni, le sole sui cui grava l'onere di perseguirla e farla rispettare.


Gelmini: è anche protesta politica - 24/11/2008 - Ospite a Mattino
Cinque, la Gelmini, intervistata oggi da Claudio Brachino, dopo aver promesso un'intensificazione dei controlli sulla sicurezza nelle scuole d'Italia (ha parlato di una task force, che potrà contare sull'aiuto del capo della Protezione civile Bertolaso, con lo scopo di agire per una messa in sicurezza delle 10 scuole più insicure del Paese), non ha mancato di andare all'attacco di opposizione e mezzi di informazione, ribadendo che anche dietro le manifestazioni di ieri si cela l'intento del mondo politico di strumentalizzare lo scontro di piazza. Il ministro è tornato nuovamente sui punti della riforma che porta il suo nome, un tema bollente, a proposito del quale più volte l'esecutivo ha denunciato la cattiva informazione operata dai mezzi di comunicazione.

Quei tagli che "non ci saranno" - Negli ultimi mesi, il governo ha più volte smentito le voci che parlavano di tagli all'istruzione, spiegando che “di fronte alla sovrabbondanza del corpo insegnante è impossibile fare investimenti strutturali e didattici" e sottolineando come una delle principali ragioni dell’urgenza del decreto siano proprio il costo del lavoro, che impedisce rinnovi contrattuali e innovazione tecnologica, e gli stipendi troppo bassi. I principi che ispirano il decreto sono innovazione, meritocrazia e rinnovo generazionale. Nessuno sarà mandato a casa. Solo coloro che hanno raggiunto l’età di pensionamento e che impediscono il così detto turn over, dovranno lasciare le scuole ma in un periodo esteso in tre anni (attualmente ci sono insegnanti che vanno in pensione a 72 anni).
Un tempo pieno a favore del reinserimento - Sarà proprio il tempo pieno previsto dal decreto, secondo il gioverno, a favorire il reinserimento del personale docente. “Considerando una media di 21 alunni per classe – ha detto Berlusconi - in cinque anni riusciremo ad avere quasi 6.000 classi in più di tempo pieno. Passando da più insegnanti a uno, quindi, possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno, che può aumentare del 50%”.
3 commenti:
8 novembre 2009 alle ore 18:33
necessita di verificare:)
23 novembre 2009 alle ore 07:21
Si, probabilmente lo e
23 novembre 2009 alle ore 07:29
necessita di verificare:)
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