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CronacaNet.com - di Corrado Cancemi
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Cenone di Natale, sul lastrico un italiano su tre

NON SONO AFFATTO rosee le stime effettuate dall'Adoc (l'associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori), da cui emerge che circa un terzo delle famiglie italiane si troverà a fronteggiare difficoltà economiche in vista delle imminenti festività natalizie. Una famiglia su tre non potrà permettersi esagerazioni culinarie e, in certi casi, dovrà rinunciare anche ad alcuni tradizionali prodotti natalizi, il cui prezzo è adesso lievitato in maniera rilevante, come gamberoni (rincarati del 61,6%) , lenticchie (oltre il 20%) e frutta secca. Duro aumento dei prezzi dei prodotti alimentari anche durante le feste, quindi, con un'impennata attestatasi intorno al 10%. E un italiano su tre, abbandonata di getto l'idea del tradizionale cenone natalizio, si trova a dover preferire, per il suo "cenino", prodotti più economici. Se è vero dunque che come ogni anno il consumo di pesce nella sola settimana compresa tra Natale e Capodanno ammonterà a 20 mila tonnellate, per una spesa complessiva di 232 milioni di euro, quest'anno si tratterà per la gran parte di pesce azzurro, prodotto dal prezzo più abbordabile. Del resto, prodotti pescati nei nostri mari, come acciughe, sardine, sgombri e molluschi, non dovrebbero mancare sulle nostre tavole, dato il risparmio che il loro acquisto consente di ottenere. E se dovremo rinunciare a caviale, salmone, ostriche e crostacei, potremo sempre puntare su prelibate carni bianche come branzini, orate e spigole, il cui prezzo, almeno per ora, non è salito alle stelle.

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Pena capitale, moratoria al traguardo

Approvata dall'Onu la moratoria della pena di morte, con 104 sì, 54 no e 29 astensioni. Ora si vuole fermare il boia. Prodi:"una giornata storica"

New York. La moratoria della pena capitale è giunta al traguardo. Non ha tradito i pronostici il risultato del voto sulla moratoria universale della pena di morte, espresso ieri alle 11:45, ora di New York, dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 104 voti favorevoli alla risoluzione sulla moratoria, contro 54 no e 29 astensioni, hanno di fatto segnato la vittoria dei paesi abolizionisti e l'inizio di un importante percorso che potrebbe segnare la fine dell'applicazione della pena capitale nel mondo. Raggiunto dunque l'obiettivo auspicato dai promotori dell'iniziativa, che puntavano a superare la quota dei cento voti favorevoli. E non sono mancati entusiastici commenti a caldo da parte dei rappresentanti dei Paesi componenti di una frangia abolizionista che negli ultimi mesi si era rafforzata sempre di più. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema (nella foto), giunto in nottata a New York per esprimere il proprio voto, ha commentato con soddisfazione il risultato, vedendolo come "un successo superiore alle aspettative", e ha continuato affermando che si tratta di un rapporto dal forte peso morale e dalle implicazioni concrete, perché punterà i riflettori sul tema della pena di morte, "facendo diventare la moratoria un tema assunto da una organizzazione internazionale quale l'Onu". Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso grande soddisfazione per il successo raggiunto dagli abolizionisti, sottolinenado come l'Italia si sia particolarmente distinta nella promozione di questa battaglia di civiltà. Plauso dal premier Romano Prodi, che ha definito quella di ieri "una giornata storica". Il leader della Cdl Silvio Berlusconi, attraverso una nota della presidenza di Forza Italia, ha applaudito al risultato, definendolo "una vittoria storica per tutti i cittadini del mondo". Non poteva certo mancare poi il ministro del Commercio internazionale Emma Bonino, uno tra i politici italiani che si è maggiormente battuto a favore della moratoria della pena di morte, che ha definito l'approvazione della risoluzione "un regalo all' umanità". A contribuire al successo del voto di ieri è stato non solo il rafforzamento del partito del sì, ma, in concomitanza ad esso, lo sfaldamento del fronte opposto, con il passaggio dell'Egitto da una posizione decisamente favorevole alla pena capitale, ad una posizione moderata. Anche gli Stati Uniti hanno lasciato intravedere la possibilità di voler aprire all'idea dell'abolizione della pena di morte, approvando in New Jersey la fine delle esecuzioni. Il segretario generale Ban Ki-moon ha accolto il risultato positivamente, definendolo "una decisione coraggiosa della comunità internazionale". Adesso, i vincitori del voto di ieri puntanto a fermare definitivamente la mano del boia, e al momento sembra che abbiano imboccato la giusta strada, avendo ottenuto, come ha commentato entusiasta il leader dei radicali Marco Pannella, la "vittoria di tutta l'umanità civile".

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Kosovo, l'Ue approva la missione, no della Serbia

Bruxelles. Il vertice dei capi di Stato e di governo della Ue, convocato a Bruxelles due giorni fa, ha dato i risultati previsti. Il Consiglio europeo dei capi di Stato ha infatti approvato l’invio di una missione Ue in Kosovo, con l’obietivo di consegnare nelle mani dell’Unione europea la gestione amministrativa della provincia serba. Un corpo di 1800 funzionari amministrativi e di polizia partirà dunque alla volta del Kosovo, prima della secessione dalla Serbia tanto invocata dai kosovari ormai da tempo. La decisione di un intervento diretto dell’Ue nei riguardi della provincia serba è stata giustificata dai leader dell’Unione europea con la necessità di far fronte a uno status quo reso ormai insostenibile a causa dell’esaurimento dei negoziati sul futuro del Kosovo. E’ stato proprio il primo ministro portoghese, nonché presidente del vertice, Jose Socrates, ad annunciare, nel corso di una conferenza stampa, che è stata presa “la decisione politica di inviare una missione Esdp (sigla della Politica europea di sicurezza e difesa, ndr) in Kosovo. Questo è il segnale più chiaro che la Ue possa dare sul fatto che intende assumersi responsabilità per il Kosovo e il futuro della regione". La decisione sarà attuata a seguito dell’incontro dei ministri degli Esteri della Ue, previsto per il prossimo 28 gennaio. Di fronte a quanto deciso due giorni fa, tuttavia, è stata dura la reazione della Serbia, che vede questa missione come il tentativo di creare uno “stato fantoccio” sul proprio suolo. Inoltre, secondo quanto affermato dal primo ministro serbo Vojislav Kostunica, la stessa offerta avanzata dai leader europei nei confronti della Serbia di offrirle una corsia preferenziale per l’ingresso nella Ue, non appena soddisferà le condizioni dell’accordo, è da vedere piuttosto come un vero e proprio “insulto”. Sul fronte del Kosovo, d’altra parte, la Serbia aveva già mostrato la sua netta contrarietà alla dichiarazione di indipendenza, ribadendo che, a suo giudizio, "è inaccettabile parlare del Kosovo, una provincia della Serbia, come di un futuro stato".

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Finito il blocco dei Tir, ora è allarme rincari

Raggiunta l'intesa tra governo e autotrasportatori, ora è allarme dei rincari. Rilevato dal Codacons un aumento dei listini fino al 20-50%

Roma. Superato l'incubo del blocco dei Tir, che in questi giorni aveva creato non poche preoccupazioni, lo scenario che si è presentato non si è rivelato essere dei più rassicuranti. Nonostante il fatto che i distributori di carburante siano tornati a funzionare già da oggi, e la sicurezza che dalla prossima settimana gli scaffali e i banchi si riempiranno nuovamente di tutti i prodotti venuti a mancare, il principale fenomeno verificatosi dopo il superamento del dissidio tra il governo e gli autotrasportatori è stato infatti il ripercuotersi, contro la stessa colettività, dei danni causati dal blocco dei Tir. I cittadini si trovano costretti a far fronte, secondo le stime del Codacons (l'associazione dei consumatori ndr), ad un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari fino al 30%. E chi ieri ha comperato ortaggi o frutta, si è trovato a dover sottostare ad un aumento dei listini variabile dal 20 al 50 per cento. Un aumento ingiustificato dei prezzi, insomma, per un aggravio di 20 euro a famiglia. A rendere la situazione ulteriormente negativa, è il rischio che possa arrivare sui banchi o sugli scaffali merce scaduta o dalla qualità compromessa a causa delle ore passate all'interno dei camion bloccati per lo sciopero. A fronte dei danni verificatisi, è lo stesso Codacons ad aver annunciato di voler agire per via legale contro le associazioni degli autotrasportatori. E mentre l'economia in generale tenta di reggere sulle proprie spalle un disastro che ha causato al Paese una perdita pari a un miliardo di euro per ciascuno dei tre giorni di sciopero (si tratta sempre di stime del Codacons), il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi ha annunciato che entro l'anno prossimo partirà un tavolo tecnico di discussione, per mettere a punto una riforma del settore. Perchè, come precisato dalla procura di Roma, che ieri mattina era arrivata a programmare un blitz anti-blocchi nella zona sud di Roma, "non ci sarà una prossima volta". Infine, sempre ad opera della procura, avendo il blocco dei Tir "determinato l'interruzione o comunque il turbamento di servizi pubblici", una trentina di camionisti è finita sul registro degli indagati.
Cosa chiedevano gli autotrasportatori - La protesta, che ha tenuto l'italia con il fiato sospeso per tre giorni, è stata motivata con la denuncia dell'aumento del costo del gasolio, salito del 16 per cento in undici mesi, e dei pedaggi. Tra le altre ragioni, la lotta alla polverizzazione delle imprese, che oggi sono 120 mila, alle quali se ne aggiungono 50 mila iscritte all'albo senza veicoli; e poi la richiesta della regolamentazione dell'orario di lavoro: alcuni autotrasportatori percepiscono 1600 euro al mese lavorando 12 ore di fila, e stanno lontani da casa 20 giorni di seguito. Infine, ma non ultima per importanza, essendo proprio questo il tema che ha registrato l'adesione del 90% dei camionisti, la richiesta di incentivi per i mezzi non inquinanti.

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Déjà vu

SE ANCHE LA DROGA ARREDA
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La storia della legalizzazione delle droghe è a tratti ridicolmente comica, ma periodicamente si assiste a decisioni che assumono il sapore di scherzi di cattivo gusto. E’ il caso della vicenda verificatasi lo scorso 10 maggio, quando la Cassazione, a seguito di una ricostruzione storica delle leggi sulla coltivazione di droga e sul consumo esclusivamente personale, ha stabilito che un vaso di cannabis sul balcone o in giardino non è reato, trattandosi di “condotta penalmente irrilevante che equivale a detenzione per uso personale”. La piantina, insomma, non è risultata perseguibile penalmente. Peraltro non ha tardato a presentarsi l’occasione per collaudare la frivola decisione: la sesta sezione penale ha confermato l’assoluzione di Luciano M, un brav’uomo che passava le proprie giornate a sistemare in vasetti, con tanto di lumini, piantine di canapa indiana prodotte in casa e coltivate nella vasca da bagno per poi venderle. La Cassazione ha giustificato la propria decisione stabilendo che si può coltivare marijuana, se a scopo ornamentale. E a nulla sono valse le repliche della procura della corte d’Appello di Genova, che ha sottolineato come ogni forma di diffusione della droga sia pericolosa per la salute, perché a quanto pare l’uomo vendeva davvero le piantine per arredo. Il giorno in cui sarà concesso di fumare le pareti di una casa, forse la Cassazione rivedrà la propria ingenua decisione.

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Se il Pennarello cambia l'astuccio ma non il vizio

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Il Pennarello giallo - 13 Dicembre 2007. Sempre più prossimo alle festività natalizie, il mondo torna come di consueto in subbuglio. Uno solo il quesito che è la causa di mille gioie e tormenti allo stesso tempo: cosa regalare per Natale? Riparte dunque lo storico rituale di scambio dei doni, che gli americani chiamano Big Swap, proprio in ragione della sua natura di vero e proprio business miliardario. Un rito particolare in quanto fatto solitamente di lunghi preliminari (la scelta del regalo opportuno per la persona specifica), ma che si consuma in un solo giorno. Verrebbe cinicamente da pensare: tanta fatica per niente? Ma in fondo nessuno può resistere dal partecipare alla magia del Natale, che non è fatto solo di spese, di gretto materialismo, ma anche di uno scambio simbolico di doni, atto a riconfermare il legame affettivo tra due persone. Tra una battuta e l'altra, ho deciso che anche il mio blog si sarebbe concesso un "regalo" per questo Natale, magari ripartendo nel nuovo anno con una marcia in più! Nuova veste, o meglio, rimanendo in metafora, nuovo "astuccio", ma stesso vizio: raccontare i fatti di attualità con obiettività, attraverso articoli di cronaca che mirano ad informare, senza che venga in alcun modo inculcato nel lettore il punto di vista personale di chi scrive. Riparte dunque il mio "laboratorio di giornalismo", con un aspetto più serio, e una voglia di informare senza appensantire il lettore. Grazie a chi legge i miei articoli, che nell'ultimo periodo si sono fatti più radi a causa di impegni universitari. Grazie a chi apprezza il mio lavoro, che intendo continuare, sperando di imparare sempre di più, giorno dopo giorno. Cancemi Corrado

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Kosovo verso l'indipendenza su condizioni dell'Ue

Intesa vicina al tavolo Ue. Il premier Thaci: scissione se concordata con i 27. Cipro contraria. D'Alema: governare, non subire gli eventi

Bruxelles. E' il ritratto di un'Unione Europea che intende fare le proprie mosse con cautela, quello emerso al termine del vertice tra i 27 svoltosi due giorni fa a Bruxelles con l'obiettivo di discutere l'eventuale ingresso di Belgrado nell'Ue e l'attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo. L'ingresso della Serbia nell'Unione europea potrà infatti avvenire solo se Belgrado adempirà a precise condizioni, come la consegna dei criminali di guerra. Anche sul fronte dell'attesissima indipendenza della provincia serba, i 27 hanno dimostrato di non voler procedere con impulsività, privilegiando in questo senso i punti del piano Ahtisaari, che prevedono l'indipendenza del Kosovo sotto tutela internazionale, una sorta di libertà "coordinata". Una linea che lo stesso premier kosovaro Hashim Taci ha dimostrato di preferire, rilasciando un'intervista al Financial Times in cui precisa che Pristina non intende portare avanti alcun tentativo di scissione senza un preventivo accordo con L'Ue, ragione per cui non si esclude la possibilità che il Kosovo debba attendere fino a marzo 2008 prima di poter ottenere l'agognato risultato. Il ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema ha confermato di appoggiare le scelte dell'Ue, affermando che in un momento come questo è necessario per prima cosa governare i prossimi eventi, senza subirli. Due sono state le proposte presentate dal titolare della Farnesina: permettere immediatamente l'ingresso della Serbia nell'Ue, e provvedere alla missione Ue in Kosovo, in modo che l'Ue possa al più presto dedicarsi alla gestione del Paese. Quelli emersi dal tavolo di Bruxelles sono risultati rilevanti, dunque, a cominciare dalla fiducia concessa alla Serbia per accelerarne il possibile ingresso nell'Unione Europea. Ma, ad alimentare il fronte di chi si oppone a quanto deciso due giorni fa, è Cipro, che rifiuta fermamente l'indipendenza del Kosovo per evitare la nascita di un precedente che potrebbe rivelarsi pericoloso nei suoi confronti nell'ambito della crisi con la Turchia. Al momento, la Serbia in generale non si dimostra favorevole all'attuazione dei piani previsti dai 27, dichiarandosi contraria a ogni tipo di indipendenza "coordinata, semicoordinata o non coordinata". E ci si augura che il vertice dei capi di Stato e di governo di venerdì prossimo possa lasciare intravedere uno spiraglio di luce.

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