L'ex premier Bhutto uccisa a seguito di un attacco kamikaze. Sospettata al Qaeda. Il marito di Benazir, Asif Zardari, accusa il governo
Rawalpindi. "Le navi in porto sono al sicuro, ma non è per questo che sono state costruite". E' stata coerente con i valori difesi per tutto il corso della sua battaglia per la democrazia, l'ex premier Benazir Bhutto, che non si era mai fermata di fronte ad avversari diventati sempre più temibili, contando tra le proprie fila al Qaeda, servizi segreti deviati, avversari politici e integralisti islamici. Aveva dimostrato più volte la propria determinazione, non rinunciando a pericolose uscite in pubblico, come quella dello scorso 18 ottobre a Karachi, quando, dopo aver pronunciato un discorso in occasione del suo ritorno in Pakistan dopo l'esilio di otto anni in Inghilterra, riuscì miracolosamente a salvarsi da un attacco terroristico che falciò 139 vittime innocenti. Di certo, la leader del Ppp, figlia di quel premier Zulfikar Bhutto impiccato nel '79, era consapevole dell'altroce destino a cui stava andando incontro. Il pomeriggio del 27 dicembre, terminato il proprio comizio in vista delle elezioni nel parco "Liaquat Bagh" di Rawalpindi, "Bibi" è rimasta uccisa, a seguito dell'ennesimo attacco kamikaze, reso come di consueto facile da mettere a punto grazie alla folla accalcatasi intorno alla Bhutto, quella copiscua fascia di popolazione che a Benazir aveva affidato le proprie speranze di una futura democrazia. Secondo la più probabile tra le numerose ricostruzioni effettuate della scena dell'agguato, l'attentatore si sarebbe fatto strada senza problemi tra la folla e, raggiunto il veicolo con a bordo la Bhutto, avrebbe cominciato a esplodere alcuni colpi di arma da fuoco contro la vettura, per poi lasciarsi saltare in aria azionando la cintura esplosiva. Decine le morti causate dall'attentato, mentre alcuni minuti dopo sulla scena non sarebbero rimasti altro che la carcassa di un'auto incendiata, brandelli di abiti insanguinati e scarpe. Non si sa per certo chi sia stato il vero mandante dell'omicidio, anche se l'agenzia Sheikh Saeed, portavoce di al Qaeda, avrebbe riferito di una rivendicazione indiretta, avente come mandante dell'omicidio il braccio destro di Osama bin Laden, il medico egiziano al Zawahiri. E mentre il presidente Musharaff ha condannato l'attentato, ordinando lo stato d'allerta per le forze paramilitari e proclamando il lutto nazionale, il marito della Bhutto, Asif Zardari, a Islamad per i funerali della moglie, ha accusato proprio il governo del tragico avvenimento.
La successione al figlio - A ricoprire la carica di presidente del Partito del popolo, occupata da Benazir Bhutto, in un Pakistan tragicamente scosso per la perdita di un leader importante, è stato scelto il figlio primogenito 19enne Bilawal che, quasi per esorcizzare la paura del popolo pakistano di aver perso ogni speranza, ha scelto di rinunciare al cognome paterno, Zardari, cambiandolo in Bhutto. "Mia madre ha sempre detto che la miglior vendetta è la democrazia", ha affermato il giovane, ancora studente di Scienze politiche a Oxford, a Islamabad lo scorso 30 dicembre. Nell'attesa che Bilawal termini gli studi e sia effettivamente pronto per assumersi la gestione del Ppp, al suo fianco siederanno il padre Asif Ali Zardari, e il braccio destro di Benazir Bhutto, Makhdoom Amin Fahim.
Elezioni rinviate al 18 febbraio -A seguito dell'evento tragico che ha messo il Pakistan in subbuglio, la commissione elettorale ha deciso di rinviare le elezioni presidenziali, previste per l'8 gennaio, al 18 febbraio. Il presidente Pervez Musharaff (nella foto) ha definito "inevitabile" tale decisione, per motivi di ordine pubblico. Decisa la polemica dei partiti dell'opposizione, il Ppp dei Bhutto e il partito dell'ex primo ministro Nawaz Sharif, che hanno criticato la scelta del rinvio definendolo "ingiusto" e motivato solo da "opportunità politica".
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