Trattativa indiretta tra Israele e Hamas, accolto il piano egiziano. Monito di Livni: risponderemo se colpiti. Mubarak: ora togliere il blocco a Gaza
Gaza. Israele ed Hamas hanno abbassato le armi. Dopo ventidue giorni di pesanti scontri nella Striscia di Gaza, responsabili dell'ecatombe di 1300 morti e 5.300 feriti nonché di aver lasciato un paesaggio a tratti lunare, ricoperto com'è dalle macerie delle numerose abitazioni civili rase al suolo dagli attacchi militari e dalle centinaia di cadaveri non ancora estratti, grazie al vertice di pace convocato ieri dall'Egitto a Sharm El Sheikh, Hamas e Israele hanno accettato di rispettare un accordo indiretto, una tregua unilaterale che, almeno per i prossimi sette giorni, assicurerà un cessate il fuoco permanente, rispetto alla esigua tregua di tre ore giornaliere rispettata finora dalle due fazioni avverse per permettere il passaggio degli aiuti umanitari destinati ai civili palestinesi. La decisione di osservare questa tregua da parte di Israele è arrivata lo scorso sabato, quando le prime truppe hanno cominciato ad abbandonare la Striscia con fare vittorioso, sicuri di essere usciti vincitori da questo scontro. Una posizione, questa, identica a quella dei militanti di Hamas, che da ieri rispettano il cessate il fuoco e non ci pensano due volte a cantare vittoria, vantando il fallimento di Israele nella distruzione del loro potenziale missilistico, in parte rimasto intoccato. In mezzo sta lo sventurato popolo palestinese, in cui il numero di sfollati è drammaticamente salito, ora che la distruzione provocata dalla guerra ha lasciato dietro di se l'inconfondibile scia di polvere e sangue. Di certo, bisognerà dare il giusto peso al significato dell'accordo appena raggiunto tra i duellanti, che rimane pur sempre il frutto di un negoziato "indiretto" tra le due parti, conclusosi solo grazie all'intermediazione di potenze esterne, come l'Egitto. Israele e Hamas, infatti, hanno semplicemente accettato la tregua rifiutando di incontrarsi, quasi a voler sottolineare che la storica faida tra ebrei e palestinesi, in
questo caso i miliziani del partito integralista islamico, non finisce qui. Le parole pronunciate a Radio Gerusalemme dal ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, del resto, sono chiare: "Se Hamas dimostrerà di aver capito il messaggio, potremo fermarci, ma se continuerà a sparare proseguiremo". Hamas, dal canto suo, per bocca del leader Khaled Meshaal, ha commentato il risultato ottenuto come "l'inizio di una catena di vittorie che sarà completata", e ha perfino incassato il plauso del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Adesso i delegati palestinesi e israeliani dovranno rispondere all'invito dell'Egitto di convocare un nuovo tavolo per giovedì al Cairo. Si tratterà ancora una volta di incontri separati tra le due fazioni e i mediatori egiziani. L'Egitto si prefigge lo scopo di ottenere la piena applicazione del proprio piano, che comprende l'obiettivo di eliminare il blocco del passaggio delle merci a Gaza.

Il vertice egiziano e gli obiettivi - Al vertice convocato domenica a Sharm el Sheikh hanno
partecipato i capi di Stato e di governo di sei Paesi europei, insieme con l'Onu e la Turchia. Nel corso dell'incontro i governanti hanno confermato l'appoggio al piano del presidente egiziano Hosni Mubarak (nella foto) per una tregua duratura ed hanno annunciato l'impegno per l'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese e la ricostruzione di 4mila edifici residenziali. Tra i punti che saranno discussi nel corso del prossimo vertice, convocato per giovedì, ci sarà quello di "prendere le disposizioni necessarie al fine di consolidare il cessate il fuoco e continuare gli sforzi per realizzare le altre fasi del piano, in particolare la fine del blocco a Gaza". Intanto a Kuwait City ha preso avvio un vertice economico arabo che dovrebbe includere una sessione specifica sulla situazione nella Striscia.

-----------------------14/01/2008 - Gaza, oltre mille morti, Hamas accetta la tregua
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