UN ANNO INSIEME. Se considerati da un punto di vista matematico o statistico, dodici mesi, trecentosessantacinque giorni, non sono poi chissacché. Tutt'altra osservazione si può piuttosto dedurre se ci si accorge che in un anno, nel mondo in cui viviamo, dalla piccola realtà del nostro davanzale fino all'angolo più sperduto del globo, ne succedono di cose. Fatti degni di questo nome si accompagnano a notizie da ultima pagina, storie tragiche, comiche, grottesche, affascinanti si sommano in un grande mix dal quale sembra quasi difficile venire fuori portandosele tutte con sé, in modo da raccontarne almeno i contorni, per lasciarle impresse, nel tutto che fa la storia. Per non sovvertire quel concetto di informazione che presuppone, o - come io preferisco pensarlo - esige la presenza di una notizia e il suo scambio, la sua comunicazione e conseguente acquisizione da parte degli individui di ogni società che si rispetti.
Non sempre nella storia la libertà di informazione è stata concessa: il disastroso istinto dell'uomo alla tirannia ha ridotto l'opinione pubblica a sterile fantoccio schiavo di una sola ideologia. A ricordare la necessità di preservare la libera informazione è stato il presidente Napolitano, giorni or sono, in occasione delle celebrazioni per il centenario della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa italiana): "Una stampa libera costituisce un elemento essenziale per l'equilibrio dei poteri proprio di ogni democrazia che sia vitale e ben ordinata". E non solo di stampa vogliamo parlare, ma di comunicazione nel senso più universale che il termine possa assumere. E' di fronte al sangue versato, alle sudate conquiste di uomini giusti, che oggi si gode di una libera informazione. Ed ognuno di noi è un cittadino del mondo fortunato, libero di prendere parte a questa comunicazione che più nessuno può fermare. Nel maggio del 2007, al termine di un corso di laboratorio tenuto nella facoltà di Scienze della Comunicazione di Catania da una giornalista de La Sicilia più che determinata a far desistere noi studenti dall'idea di voler fare i giornalisti - la sua battaglia era motivata dal problema del rinnovo del contratto dei giornalisti, che non può avvenire - a suo avviso - se i giovani aspiranti continueranno a collaborare con le testate gratuitamente, facendo sì che gli editori li preferiscano a discapito dei giornalisti con contratto - decisi di mettere a frutto i basilari insegnamenti di quella giornalista che, suo malgrado, era ignara del fatto che, piuttosto che demoralizzarci, ci aveva dato una forza a lottare che mai avremmo trovato da soli.
Mi balenò in mente l'idea di creare un blog, non sapevo in realtà di preciso quale fosse il mio obiettivo concreto, ma volevo scrivere, mettermi alla prova, fingermi giornalista per superare i limiti di uno studente universitario, al quale in realtà in Italia poco o niente viene insegnato che gli permetta di imparare a svolgere il lavoro per il quale sta studiando.
Nacque un blog, che da subito si impostò come un piccolo laboratorio di giornalismo, una stanzetta nella quale tastare gli attrezzi del mestiere. Era il 28 maggio 2007. Da allora Il Pennarello giallo ne ha subite di trasformazioni, ma la sua anima è rimasta intatta: racconta il reale con l'occhio di chi vuole fare informazione, tralasciando i commenti, i discorsi di parte, per arrivare al fine vero del concetto di informazione stesso. Ed eccoci qua, a toccare con mano, dopo un anno, dodici mesi, o trecentosessantacinque giorni che dir si vogliano, i risultati del mio lavoro. I fatti e le notizie d'attualità evidenziati per voi, come recita un nostro slogan, ci sono sempre, per ribadire che Il Pennarello giallo c'è e ancora ci sarà, pronto a raccontare e, augurandocelo, a far gustare la cronaca vera. Corrado Cancemi
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