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CronacaNet.com - di Corrado Cancemi
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Halloween, quando sacro e profano s'intrecciano

CHE LA SI voglia chiamare Halloween, secondo il termine inglese, o vigilia di Ognissanti, come siamo soliti tradurla, questa festività rappresenta a tutti gli effetti una sorta di intreccio perfetto tra la veglia funebre, quella che dalla notte dei tempi l'uomo, attraverso gesti e simboli diversi nel corso della storia e da una civiltà all'altra, ha considerato necessaria a stabilire un legame tra il mondo terreno e quello dei morti, e la festività superficiale, fatta di "dolcetti e scherzetti", di mitiche e inedite storie d'orrore, che i partecipanti alla festa inventano ad hoc per divertire e allo stesso tempo terrorizzare gli ascoltatori, seduti per terra, in cerchio, con la sola luce delle candele ad illuminare appena la stanza, come vuole la tradizione. Una festività che di fatto deriva direttamente da quegli antichi rituali creati dall'uomo per esorcizzare la paura della morte. Così, se da un lato il legame con il mondo dei morti viene mantenuto, dall'altro esso resta relegato ad un solo momento dell'anno, unica occasione in cui l'altra dimensione si trova più vicina a quella terrena. E' nel corso di quella notte, allora, che i morti tornano nel nostro mondo, seppur nelle buffe sembianze di zucche dalle fattezze umane.
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Riporto di seguito il "Sillabario" di Ray Bradbury, pubblicato su "la Repubblica" di oggi. Il testo è tratto da "L'albero di Halloween" (Mondadori).

"Tutti sapevano che il vento, quella sera, era un vento insolito; anche l'oscurità era insolita perchè era Halloween, la vigilia di Ognissanti. Tutto pareva tagliato in un morbido velluto nero, dorato, arancione. Il fumo si arricciolava fuori da mille camini, come i pennacchi di un corteo funebre. Dalle cucine esalava il profumo delle zucche; quelle svuotate della polpa e quelle che cuocevano dentro il forno. Il chiasso dietro le porte chiuse delle case crebbe in maniera impossibile, mentre ombre di ragazzi si stagliavano alle finestre. Ragazzi semivestiti, con la faccia truccata; qua un gobbo, là un piccolo gigante. Si frugava nelle soffitte, si forzavano chiavistelli, si buttavano all'aria vecchi bauli alla ricerca dei costumi. Tom Skelton si mascherò da scheletro."

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Assemblea del Pd, Veltroni:"Pd da solo al voto"

All'Assemblea costituente del Pd, Veltroni evidenzia i punti da seguire: sostegno a Prodi e alleanze "con chi si dichiarerà d'accordo"

Milano. Nel giorno della prima assemblea del Partito democratico, svoltasi ieri nella sala della nuova fiera di Milano, trasformata da Roberto Malfatto per l'importante occasione in una verde e lussureggiante "Walterland", il neosegretario Walter Veltroni ha pronunciato un discorso introduttivo per circa un'ora, ed uno conclusivo di quaranta minuti, davanti a 2800 delegati, la metà donne. Confermando le sue doti comunicative, il sindaco di Roma ancora una volta ha preferito andare oltre le frasi di circostanza, arrivando subito al sodo. Tra gli applausi tributatigli dai costituenti, Veltroni ha infatti ribadito le linee guida che il nuovo partito seguirà, prima fra tutte l'intenzione dei democratici di andare da soli al voto nel caso in cui il loro programma, che verrà presentato nella prossima legislatura, non dovesse ottenere il consenso di altre forze. In quel caso, ribadisce Veltroni, "il Pd coltiverà la sua vocazione maggioritaria fino in fondo", anche senza il sostegno della sinistra radicale. L'affondo di Veltroni va nella direzione di una critica alle "alleanze con dentro tutto e il contrario di tutto", situazione imperante nella politica italiana. Secondo punto, ma non di minore importanza, il sostegno al governo Prodi, confermato da Veltroni quando sottolinea che "andare alle urne prima sarebbe un atto irresponsabile". Una politica, quella che il Pd intende perseguire, che già dall'inizio si era presentata come improntata sul filo della discontinuità con i vecchi modelli del passato. E proprio il tema delle nuove riforme è il terzo punto al quale approda il discorso del neosegretario, che, in materia di riforma del sistema elettorale, afferma la necessità di lavorare sulla scia dei sistemi elettorali spagnolo e tedesco che, grazie alla caratteristica correzione in senso maggioritario, permetterebbero di "superare la frammentazione, superare i governi senza maggioranze certe e senza alternanza, superare l'anomalia dei candidati decisi dai partiti e non dai cittadini". Il discorso del sindaco di Roma è stato accolto con grande soddisfazione dal premier Romano Prodi, che all'inizio dell'Assemblea si era pronunciato con un saluto carico di entusiasmo, rivolto a tutti "i democratici e le democratiche" che "finalmente possono chiamarsi così". Critiche arrivano dalla Cosa Rossa, con il segretario del Prc Giordano in testa, che non ha gradito "gli aut aut dal sapore propagandistico" di Veltroni, ed ha contraccambiato dicendo che "se Veltroni ha voluto dire che è pronto ad andare con Dini, Mastella, Di Pietro, bene". Anche il leader di Sinistra democratica, Fabio Mussi, ha dimostrato stupore nei confronti delle dichiarazioni di ieri, affermando che "il Pd non può pensare di farcela da solo". Il leader Idv Antonio Di Pietro, infine, non conferma alcuna intenzione di alleanza tra il suo partito e i democratici, sottolineando che "il Pd è di fronte ad un bivio, e deve scegliere se stare con i moderati riformatori o con la sinistra massimalista". Sul fronte dell'opposizione, se per Berlusconi il Pd "è solo un matrimonio di interessi", Il leader di An Fini riconosce ai democratici l'idea di un progetto per il futuro del Paese, e invita i suoi compagni a prendere atto dei limiti della coalizione di centrodestra, perchè "siamo tornati ad essere un cartello elettorale", pur detenendo un consenso maggiore rispetto al fronte del centrosinistra.

Per leggere l'articolo sul discorso di Veltroni in occasione dell'annuncio della propria candidatura alla segreteria del Pd, clicca sul link seguente:

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Déjà vu
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Il 41 BIS E LA DOLCE VITA
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L’articolo 41 bis della legge del ‘75, fa parte di un complesso di misure miranti a sostituire le normali regole di trattamento dei detenuti, qualora essi fossero accusati di gravi reati di criminalità organizzata, eversione o terrorismo. In questi casi, si rafforzano le misure di sicurezza, limitando il numero dei colloqui permessi e il tempo di permanenza all’aperto, e censurando la corrispondenza. Per questo, il carcere duro per mafiosi ha generato un dibattito sulla sua rispondenza ai principi generali in tema di trattamento dei detenuti, in cui le forze politiche e la magistratura difendono il suo potere di reprimere la criminalità organizzata. Ma il 41 bis è davvero “un trattamento da tortura”, come lo ha definito quel giudice americano che ha negato l’estradizione del boss Rosario Gambino? Basta visitare gli spacci dei penitenziari, per assistere all’”asprezza” delle pene inflitte ai padrini siciliani. Troviamo boss intenti a ordinare cannoli a 87 centesimi l’uno, o ad acquistare bustine di cannella al prezzo di 45 centesimi l’una; altri ordinano la spesa che porteranno poi nella cucina in cella, concessa per evitare il rischio di avvelenamento. Situazione che ha spinto la Commissione antimafia ad acquisire la lista della spesa, di certo lunga il doppio di quella scritta dall’onesto cittadino che, suo malgrado, si attiene allo stretto necessario, invece che sperperare i soldi guadagnati col sudore della fronte.

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La "Mafia spa" prima fra le aziende italiane

Un dossier della Confesercenti rivela la dura realtà: un fatturato di 90 miliardi, il 7% del Pil, per un totale di 160 mila vittime del racket

Roma. Le cosche hanno raggiunto un fatturato di 90 miliardi di euro l'anno, pari al 7% del prodotto interno lordo. E' quanto risulta da un rapporto realizzato dalla Confesercenti, che ha rilevato un dato inquietante: la mafia è al primo posto tra tutte le aziende italiane. Dal dossier è emerso che nel mirino del racket sono finite ben 160.000 vittime, costrette a versare sei miliardi di euro l'anno. Cifre da capogiro, alle quali si affianca un dato altrettanto impressionante: 130.000 del totale dei commercianti taglieggiati risiede nel meridione, in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, in cui la malavita gode di un impero quasi inespugnabile. Gli usurai guadagnano addirittura il doppio della cifra sborsata dalle vittime del racket: 12 miliardi di euro l'anno, sottratti alle tasche di 150.000 imprenditori, costretti a sottostare a un tasso di interesse che si attesta intorno al 10 per cento mensile. Un dato, quest'ultimo, che ha avuto come principale conseguenza la chiusura per fallimento di una buona parte dei taglieggiati, precisamente 165.000 attività commerciali e 50.000 alberghi. Quelli che emergono dal dossier realizzato dalla Confesercenti sono dati che rivelano la presenza di una rete capillare, sfruttata con efficienza dalla malavita, difficile da distruggere, soprattutto perchè anche le aziende più importanti sono solitamente costrette a cedere al racket, pur di poter ottenere gli appalti, e poter così svolgere le proprie attività "normalmente". Nei riguardi dei grandi imprenditori taglieggiati il giudizio della Confesercenti è stato severo:"la connivenza rende più forti rispetto alla concorrenza". Le critiche vanno alla concezione secondo cui è meglio cedere al racket per "quieto vivere, quasi a sottoscrivere una polizza preventiva". Incredibili le cifre sborsate poi dai piccoli imprenditori: a Napoli, per avere un banco nel mercato, un ambulante deve pagare alla camorra una cifra che varia dai 5 ai 10 euro al giorno, così come il titolare di un negozio deve cedere alla malavita di quartiere tra i 100 e i 200 euro al mese. Cifra, quest'ultima, che lievita a Palermo, attestandosi talvolta sui 200 e i 500 euro. Nel capoluogo siciliano, per aprire un cantiere è necessario stanziare 10.000 euro in favore della mafia e 5.000 per l'apertura di un supermercato. Alla luce di queste cifre, è ovvio ammettere che è in atto una profonda ingerenza del racket nella vita quotidiana delle persone. Un fenomeno così presente da essere spesso sottovalutato, se non dimenticato, tanto siamo assuefatti allo stupro del quale sono quotidianamente vittime i nostri valori e la nostra cultura. Una piaga che non si potrà debellare se prima non si sarà compreso appieno il grado di contaminazione in atto tra le cosche e le istituzioni.

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Per ogni controversia arriva Conciliator

Per la "Settimana della Conciliazione" un booklet a fumetti informa divertendo sulle procedure conciliative

SI E' SVOLTA nei giorni compresi tra il 15 e il 20 ottobre, la quarta edizione della "Settimana della Conciliazione", organizzata dalle Camere di Commercio di tutta Italia. Una serie di eventi, convegni, seminari e molte altre iniziative, tese a informare imprese e consumatori sulle potenzialità e sulla convenienza della conciliazione, uno strumento flessibile che permette la soluzione delle controversie tra imprese e imprese e consumatori, attraverso un procedimento non contenzioso, alternativo all'azione giudiziaria. In questo modo è possibile risparmiare, spendendo di meno, sui costi più elevati che si dovrebbero sostenere agendo per via giudiziaria, oltre a permettere alle parti in causa di giungere ad un accordo in tempi considerevolmente più stretti. Il tutto con l'aiuto di un soggetto terzo, il conciliatore. Il compito di questa figura non è tuttavia quello di decidere della controversia, nè tantomeno di esprimere valutazioni sulle posizioni delle parti in causa, ma quello di ascoltare entrambe le parti, cercando la soluzione più opportuna. Le Camere di Commercio sottolineano comunque che questo tipo di procedimento non sostituisce quello giudiziario; di conseguenza le parti in causa potranno decidere in un secondo tempo di rivolgersi al giudice ordinario. Quest'anno, a spiccare tra le iniziative organizzate dalle Camere di Commercio, è stata la pubblicazione di un booklet a fumetti, teso ad informare divertendo. Il protagonista delle vicende narrate è Conciliator, un bizzarro "paladino della conciliazione", che ricorda un pò tutti i più famosi supereroi dei fumetti, da Batman a Superman. Nella vita quotidiana è il signor Placido, il goffo impiegato di una Camera di Commercio, in preda a un amore non corrisposto per la collega Viviana Labella. Ma, non appena in città sta per nascere una controversia, il badge a forma di smile sulla sua giacca inizia a vibrare, nel cielo si staglia lo smile-segnale, e Placido si trasforma nel mitico Conciliator, il risolutore delle controversie, con tanto di mantello e capacità di volare. Il supereroe accompagna i contendenti alla Camera di Commercio e, mentre alla sua vista Viviana si strugge d'amore, le parti in causa risolvono il problema. Missione compiuta e lieto fine, dunque, come tutti si aspettano. Ma quando Conciliator, lasciato il posto al signor Placido, finge di essere tornato da una lunga visita alla toilette, si becca un rimprovero dai piani alti per le lunghe e ingiustificate assenze.
Per saperne di più:
il fumetto:

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Pakistan, Benazir si salva dall'attacco kamikaze

Il premier Bhutto accolto da migliaia di persone in festa, ma spuntano gli attentatori. Benazir portata in salvo, oltre cento i morti

Karachi. Non le hanno lasciato nemmeno il tempo di prendere una boccata d'aria, dopo una giornata estenuante e carica di intense emozioni, tra gioie, speranze e qualche lacrima. Nascosti tra la folla che inneggiava al premier Benazir Bhutto, rientrata nel suo Pakistan dopo otto anni di esilio in Inghilterra per le accuse di corruzione, gli stessi attentatori ai quali nei giorni scorsi il leader del Ppp aveva deciso di smettere di rivolgere le proprie preoccupazioni, non hanno perso tempo a mettere in pratica il loro piano per liberarsi dello scomodo personaggio che potrebbe cambiare le sorti del Pakistan. Così, nel giro di qualche attimo, un'autobomba, forse due, sono esplose a ridosso del pubblico in festa. Una vera carneficina, costata la vita a oltre cento civili. Bibi, come la chiamano simpaticamente i suoi sostenitori, è stata subito portata in salvo. E' rimasta illesa grazie alla protezione dei militanti del suo partito, della polizia e dei "Benazir Jambaz", una brigata di cinquemila martiri schierati dal Ppp proprio in previsione di possibili attentati che sarebbero stati organizzati all'arrivo della Bhutto a Karachi, e pronti dare la vita pur di proteggerla. "Non è stata opera dei militanti islamici, ma dell'intelligence guidata dal governo", è l'accusa rivolta dal marito del premier agli 007 locali, sottolinendo come, a suo parere, dietro l'attentato non si possano celare i guerriglieri islamici. Ieri Benazir Bhutto, figlia dello storico leader del Ppp Zulfikar Alì Bhutto, condannato a morte nel 1979, appena scesa dal Boeing della Emirates, è stata accolta da oltre 250 mila persone che hanno deciso di affidare a lei, sventolando gli enormi striscioni tinti con i colori del partito popolare nero, rosso e verde, le proprie speranze di una vita più degna, in cui si possa abbattere l'incubo di dover vivere con soli due dollari al giorno. Ma il numero elevato di guardie a difesa della Bhutto tradivano l'aria apparentemente tranquilla della festa. E infatti, a tarda notte, la carneficina è arrivata davvero. Le speranze vengono adesso riposte sulla decisione che a giorni dovrebbe giungere dalla corte Suprema, la quale è la sola in grado di sbloccare l'attuale stallo politico, e lo farà pronunciandosi sulla legittimità o meno del ruolo di capo dello Stato pakistano detenuto da Musharaf. In questo modo sapremo se sarà possibile un tandem tra Pervez Musharaff e Benazir Bhutto. Per ora, Musharaff non si è presentato alla festa di accoglienza della presidente a vita del Ppp, dimostrando come, al di fuori di Karachi, una cospicua parte del paese non sia stata favorevole al suo ritorno.

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Déjà vu

TRA NOBEL E GENTE NOIOSA
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"Evitare la gente noiosa. Lezioni da una vita nella scienza". E' il titolo della biografia dello scienziato James Watson, premio Nobel per la medicina nel 1962, il decifratore del Dna, ora balzato agli onori della cronaca per le "simpatiche" dichiarazioni da Ku Klux Klan rilasciate in merito alla sua teoria sull'inferiorità dell'intelligenza dei neri rispetto ai bianchi. Tra lo sdegno generale, i colleghi confermano che ama la provocazione. Un hobby lodevole per un uomo insignito del premio destinato a chi ha apportato contributi eccezionali alla società. Sarebbe ingiusto sottovalutare il suo contributo alla scienza, ma è legittimo indignarsi di fronte a un personaggio che ha dato se stesso per il mondo, ma che del senso della vita ha capito ben poco. E mi chiedo se il titolo del libro appena pubblicato non si riferisca al fatto che Watson pretenda di suggerire di evitare la gente che, a suo giudizio, è da considerare "noiosa". Su quale criterio si fonderebbe il suo concetto di noioso, senza il rischio di cadere nel paradosso? Uno che si permette di giudicare gli altri, non rischia forse di essere emarginato dalla stessa società in cui vive, considerato solo una persona capace di procurare noie, e dunque noiosa? Bisognerà leggere la sua autobiografia per scoprire il senso del titolo. Ma, se i miei dubbi sono fondati, Watson ci avrà sorpresi ancora una volta: l'avrà scritta con una tale umiltà da sconsigliarci di prestare ascolto alla gente noiosa come lui.

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Usa, Bush riceve il Dalai Lama

Il leader tibetano insignito della medaglia d'oro dal Congresso Usa, ma la Cina:"a rischio le relazioni tra Cina e Usa"

New York. La visita di tre settimane del Dalai Lama negli Usa si concluderà oggi con la cerimonia nel corso della quale il Congresso degli Stati Uniti incoronerà il capo politico e spirituale del Tibet con l'onorificenza più alta che possa ricevere un civile in America, la medaglia d'oro del Congresso, la stessa onorificenza che fu appuntata sul petto di Winston Churchill e Nelson Mandela. Un evento che, seppur organizzato nel massimo riserbo, non poteva passare inosservato. E inutili sono apparse alla Cina le dichiarazioni di uno dei portavoce della Casa Bianca che, in risposta alle accuse di "ingerenza negli affari interni della Cina" mosse dal ministero degli Esteri di Pechino, ha precisato:"Non si tratta assolutamente di ingerenza: il Dalai Lama non è ricevuto come un capo di stato, ma come un leader spirituale". Pechino non accetta spiegazioni, e il portavoce del ministero degli Esteri Liu Jianchao ribadisce con fermezza:"Questo gesto danneggerà seriamente le relazioni tra Cina e Stati Uniti". In effetti, che il Dalai Lama sia stato ricevuto in qualità di leader spirituale del Tibet o di capo dello stato tibetano, poco cambia. E lo dimostrano le parole soddisfatte del portavoce del leader spirituale, Lodi Gyari, che considera l'omaggio del Congresso al Dalai Lama un evento di estrema inportanza, e sicuramente determinante per le sorti future del popolo tibetano. Di certo, l'evento svoltosi in queste settimane, nel corso delle quali George Bush e il Dalai Lama hanno avuto un colloquio privato di trenta minuti, ha assunto l'aspetto di uno schiaffo alla Cina, e richia di dare luogo ad una crisi diplomatica simile a quella esplosa la scorsa settimana con la Turchia, che si è sentita offesa per la definizione di genocidio data al massacro del popolo armeno dal Congresso americano. Di certo, l'attivismo del leader democratico Nancy Pelosi, che si cela dietro a queste scelte, ha colpito ancora.

Nella foto, in alto: l'incontro precedente tra Il Dalai Lama e George Bush, svoltosi il 23 maggio 2001. Di recente il leader del Tibet, premio Nobel per la pace nel 1989, è stato ricevuto in Germania dalla cancelliera Angela Merkel, con il conseguente annullamento dell'incontro tra Cina e diplomatici tedeschi operato per protesta da Pechino. Nel giugno scorso, il premier australiano Horward ha dovuto annullare la visita del Dalai Lama per evitare crisi diplomatiche. Anche il premier Romano Prodi, lo scorso anno, ha preferito fare la stessa scelta.

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Primarie del Pd, Veltroni sbaraglia tutti

Con il 75,6% dei voti, Veltroni ha surclassato Rosy Bindi(14,4%) ed Enrico Letta(10,1%)

Roma. Tre milioni di italiani, a dispetto di qualunque pronostico, si sono recati domenica alle urne per esprimere la propria preferenza sul futuro segretario del nascente Partito Democratico. Una votazione che l'opinone pubblica ha definito plebiscitaria, con un neo segretario Walter Veltroni che si è aggiudicato la vittoria con una percentuale di voti pari al 75,6%, lasciando alle proprie spalle Rosy Bindi, ferma al 14,4%, ed Enrico Letta, a quota 10,1%. Un successo per il sindaco di Roma, dunque, votato da 3 elettori su 4. Gli altri candidati al titolo, Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski, sono rimasti fermi entrambi a quota 0,1%. Ma, al di là delle cifre numeriche e di un pizzico di giustificata delusione per chi non è riuscito a realizzare il proprio obiettivo di diventare il primo leader del nuovo Pd, i cinque candidati alla leadership si sono dichiarati soddisfatti per la grande partecipazione popolare, che rappresenta uno spiraglio di luce tra il grigiore degli ultimi mesi, in cui la politica italiana si è vista soffocata dalle critiche mosse contro le faglie del suo sistema. Quello di domenica, infatti, a prescindere dalla vittoria di Veltroni, va letto soprattutto come il segnale di un importante punto a favore dei "cantieri democratici". E' per questo che il ministro per la Famiglia Rosy Bindi ha precisato che "non consegneremo il partito al segretario, lo faremo tutti insieme. Sarà un partito di popolo, non vogliamo un partito del leader". E il terzo classificato, Enrico Letta, ha orgogliosamente definito "una festa" l'esperienza che lo ha visto partecipe in questi mesi, affermando che da questi risultati il governo esce rafforzato. Il primo segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, si è presentato con un aspetto radioso ieri sera ai cronisti, al termine degli scrutini, dicendo soddisfatto che "tre milioni e 300 mila persone hanno detto che c'è un'Italia possibile, nuova, serena, che non urla, che non odia, che vuole un cambiamento profondo nella politica e nel Paese". E va al sodo, quando, in risposta alle affermazioni della Cdl che ha sminuito l'importanza di questo evento, controbatte affermando che lo schema del centrodestra "è vecchio e corrisponde ad una vecchia stagione politica italiana". Veltroni ha poi presentato i principi base che il Pd seguirà:"Non sarà un partito di correnti, e il 50% degli organismi dirigenti sarà composto da donne. Non sarà un partito che nasce dal leader o per un leader, ma per le persone reali, per questo paese reale". Grande soddisfazione ha espresso infine il premier Romano Prodi, affermando che se il centrodestra usasse strumenti analoghi a quelli che hanno permesso la nascita del Pd e il successo elettorale di domenica, farebbe un passo avanti. Se quello di ieri rappresenta un risultato importante o meno per determinare un cambiamento nella tormentata condizione della politica italiana, sarà il futuro a dirlo. Al momento resta una sola certezza: in un clima politico teso, con un'opposizione che cerca continuamente di infliggere il colpo decisivo al governo, una spallata è arrivata davvero, e a farne le spese è stata l'antipolitica.

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Ambiente, le farfalle rivelano il suo stato di salute - Blog Action Day Post

di Cancemi Corrado

La Mattina del Macaone
Una mite mattina di marzo,
dalle fronde di un mandorlo in fiore
ho sentito un richiamo
sussurrare dolcemente il tuo nome.
Abbassando lo sguardo
sulle foglie di ruta,
assaporo la tenera aria della montagna fiorita.
Ah… come vola il tempo,
come al ritmo del tuo batter d’ali
scorre la mia vita vissuta.
E, davanti ai miei occhi,
al tuo passaggio,
il presente in passato già si tramuta.
(“Una Poesia per l’Ambiente”, 10/10/2007)

Ogni giorno l’umanità assiste, come vittima e carnefice allo stesso tempo, ad un processo di degrado dell’ambiente naturale che appare sempre più irreversibile. Ne è causa chi considera di secondaria importanza il problema ambientale, nonostante gli evidenti segnali di una condizione sempre più preoccupante nella quale riversa il nostro pianeta.
Silenziosi ma privilegiati testimoni della tragedia che da decenni si sta consumando nel globo, le farfalle rivelano il problema della crisi degli equilibri ambientali in tutta la sua urgenza. E basta poco per rendersi conto della gravità del fenomeno che, in conseguenza di tale crisi, ha visto il numero dei lepidotteri diminuire considerevolmente negli ultimi anni, specie in Italia.
L’uso di insetticidi, alcune tecniche agricole, contribuiscono infatti in maniera considerevole a distruggere un habitat che milioni di anni fa raggiunse le condizioni tali da permettere alle 160 mila specie di farfalle di tutto il mondo di diffondersi e popolare vaste aree del nostro pianeta.
Ancora una volta la pretesa umana di dominare la natura si è rivelata fatale per l’ambiente. Naturalisti ed entomologi sono concordi nell’affermare che dove ci sono farfalle la vita è migliore anche per l’uomo. E, se recenti studi scientifici confermano che oggi almeno un quarto delle popolazioni di lepidotteri diurni è in pericolo, vittima di una tendenza alla progressiva rarefazione, la situazione diventa realmente preoccupante. A mettere a repentaglio le sorti delle farfalle sono soprattutto le sostanze chimiche immesse dall’uomo nella natura, come i già citati insetticidi e, in generale, gli scarichi industriali, i rifiuti provenienti dalle centrali elettriche e gli impianti di riscaldamento, tutti fattori che concorrono, favorendo la concentrazione di anidride carbonica, ad aggravare il fenomeno dell’effetto serra, con il conseguente innalzamento della temperatura dell’intero pianeta e tutta una serie di fenomeni catastrofici che si ripercuotono sulla qualità della nostra salute.
Cosa potremmo fare per combattere questo processo di degrado ambientale? Possiamo partire per esempio dal rispetto per la natura negli spazi in cui viviamo, evitando di depositare i rifiuti per strada in maniera irresponsabile, curando il verde che ci circonda, magari organizzando eventi per la sensibilizzazione delle persone riguardo al problema ambientale, ed evitando di usare prodotti che rilasciano gas inquinanti nell’aria. Nell’ambito internazionale di recente sono stati fatti importanti passi avanti, come l’avanzamento della proposta, da parte dei grandi del pianeta come il Dalai Lama e Michail Gorbaciov, di estendere i compiti della Corte penale internazionale, includendo tra i delitti contro l’umanità il disastro ambientale intenzionale. Anche il bando dei gas che bucano lo strato di ozono alimenta buone speranze per il futuro.
Per quanto riguarda le farfalle, infine, lo scorso 3 agosto 2007 duecento biologi si sono dati appuntamento a Roma per discutere il problema della rarefazione dei lepidotteri, rilevando come, a partire dagli anni ’80, tale fenomeno non abbia conosciuto tregua, partendo dalle zone costiere e interessando l’interno. Ma i problemi ambientali, se non affrontati troppo tardi, si possono risolvere. Bisogna prendere coscienza della gravità della situazione e affrontarla, ognuno con i propri mezzi, a partire dal piccolo angolo verde di casa nostra.


Tra le farfalle diurne europee più caratteristiche, il Macaone (Papilio Machaon) e il Podalirio (Iphiclides Podalirius) spiccano sicuramente per colori e dimensioni. Entrambe appartengono alla famiglia Papilionidae, comprendente un folto numero di specie, soprattutto tropicali, aventi le caratteristiche code "a forma di rondine" alle ali posteriori.

Nelle foto: a sinistra, esemplare di Podalirio (Iphiclides Podalirius), che si distingue per la forma slanciata e il colore di fondo delle ali in genere biancastro. A destra, un Macaone (Papilio Machaon), dai tipici disegni delle ali molto marcati.

Nel video, sotto, un esemplare di Papilio Machaon.

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Aspettando Blog Action Day 2007...

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Perforazioni nel Val di Noto, il no dei lettori

Dal sondaggio emerge un rifiuto dei lettori nei confronti di possibili perforazioni petrolifere nel Val di Noto

Il Pennarello giallo. A poche ore dal termine del sondaggio sulla possibilità di effettuare perforazioni petrolifere nel Val di Noto, i lettori del blog avevano già espresso il proprio punto di vista su quello che attualmente rappresenta uno degli argomenti più dibattuti in ambito regionale e nazionale. L'81% dei lettori del Pennarello, contro il restante 18%, ha bocciato tale possibilità, rivendicando l'importanza della salvaguardia del patrimonio storico e culturale detenuto dalla città di Noto, che di fatto viene considerata, sotto questo aspetto, uno dei centri più importanti d'Italia. Un esito che si può a buon diritto definire una presa di posizione compatta contro la possibilità che la Panther Oil, in virtù del decreto di autorizzazione rilasciatole dall'assessore regionale all'industria il 31marzo 2004, dia l'avvio ad un'attività di perforazione nel vallo, tesa a sfruttare le risorse petrolifere presenti nel sottosuolo. Il punto di vista dei lettori che hanno vinto questo sondaggio riflette quello della Cgil, che da anni lotta contro il progetto di sfruttare le risorse petrolifere del Val di Noto al fine di incrementare lo sviluppo economico della regione, puntando piuttosto alla protezione del vallo, che è stato riconosciuto da tempo, proprio per i suoi beni culturali e agricoli, Patrimonio dell'Umanità Unesco. Quali saranno i risvolti decisivi al termine di questa vicenda non si può ancora immaginare, dato che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una successione di atti, decisioni del Tar, e ambigue prese di posizione da parte delle istituzioni, che si sono rivelate semplicemente inconcludenti.

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La fiction su Francesco e il giudizio dei frati

I frati conventuali del Sacro Convento di Assisi hanno espresso un giudizio non unanime sulla mini serie dedicata alla vita di San Francesco

Si è conclusa ieri sera la mini serie in due puntate, di cui la prima mandata in onda Domenica, trasmessa da Raiuno, dal titolo "Chiara e Francesco". Il filmtv, la cui prima parte ha riscosso un successo tale da far registrare un picco di circa 7 milioni di telespettatori, è dedicato alla vita di San Francesco, che fu indissolubilmente intrecciata a quella di Santa Chiara. Due persone semplici, accomunate da un grande destino, quello di servire Cristo. Ne è risultata una fiction che ha diviso i frati conventuali del Sacro Convento di Assisi. Da una parte è stata elogiata l'interpretazione dei santi, eseguita con grande bravura da Ettore Bassi e Mary Petruolo, oltre ai molti punti in cui la fiction presenta le vicende di Francesco e Chiara in linea con quanto riportato dalle fonti storiche. Dall'altra parte, c'è chi lamenta l'assenza di un adeguato respiro teologico, criticando una scenografia e, in generale, alcuni elementi tecnici che avrebbero dovuto accentuare maggiormente questo aspetto. Ma, in linea di massima, alla fiction è stato riconosciuto il pregio di aver saputo comunicare nel migliore dei modi il messaggio francescano. E per i milioni di italiani che hanno ricevuto questo messaggio, la fiction sarà stata sicuramente un successo.

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Raggiunta l'intesa tra le due Coree

Speranze positive per gli esiti futuri di un accordo che segna la fine dell'ultimo conflitto della guerra fredda

Pyongyang. Il vertice tra il leader sudcoreano Roh Moo-Hyun e il "monarca rosso" della Corea del nord Kim Jong II, è approdato ieri, dopo tre giorni di trattative, ad un risultato inaspettato. I leader delle due Coree hanno infatti sottoscritto una dichiarazione congiunta, nella quale dichiarano la loro volontà di "mettere fine all'armistizio e costruire una pace permanente". Quella raggiunta ieri sembrerebbe l'intesa che il mondo attende da 57 anni. La storia del conflitto tra le due Coree risale infatti al 1950, anno in cui la Corea del nord invase quella del sud, dando avvio ad una guerra che da subito spinse l'Onu ad intervenire, inviando una forza multilaterale composta da 55.000 soldati, destinati a perdere la vita nel corso dei successivi tre anni, al termine dei quali si è arrivati all'attesa firma dell'armistizio. Dal 1953 in poi, il confine tra le due Coree è stato considerato "zona smilitarizzata", ma lo era solo in apparenza. Da allora il mondo ha sempre sperato in un trattato di pace, il solo in grado di assicurare la fine di qualunque focolaio ancora non estinto, con la consapevolezza della necessaria approvazione da parte delle grandi potenze che hanno giocato un ruolo importante in questo conflitto, Stati Uniti e Cina. Gli Usa accetterebbero il compromesso a patto di ricevere garanzie concrete sullo smantellamento dell'impianto nucleare in mano al regime comunista di Kim Jong II, lo stesso impianto che fece tremare la terra la mattina del 9 ottobre 2006, quando il monarca rosso volle sfidare la comunità internazionale facendo avviare un test nucleare. La Cina, dal canto suo, vuole mantenere il potere di controllo sulla Corea del nord, attenuando gli eccessi del regime senza cambiarne la natura, in modo da permettere a Pyongyang lo sviluppo del capitalismo, pur mantenendo una forma di regime autoritaria. Alla luce di questa situazione, è ovvio affermare che dietro al compromesso di ieri ci sia un accordo stretto tra Cina, Stati Uniti, Giappone, Russia e le due Coree. Kim Jong II, secondo un'opinione diffusa, avrebbe accettato il dialogo con il leader sudcoreano soprattutto in ragione delle difficoltà economiche che hanno messo alle strette la Corea del nord. Per garantire il raggiungimento dell'intesa, infatti, è stato determinante l'accordo con il governo di Seul sulle forniture di greggio e riso. La promessa della disattivazione dell'impianto nucleare di Yongbyon da parte di Kim, e la sottoscrizione di questa dichiarazione congiunta, sembrano segnali positivi per la fine della tragica storia che ha convolto le due Coree, ma non mancano precedenti che mettono in discussione qualunque ipotesi positiva. Come il mancato rispetto dell'accordo, stipulato sette anni fa tra lo stesso Kim e l'allora leader sudcoreano Kim Dae Jung, nel quale erano state riposte le speranze di un definitivo disgelo.

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Caso Visco-Gdf, respinta la mozione della Cdl


Roma. Si è svolto ieri, in un clima estremamente teso, l'ultimo dibattito a Palazzo Madama sull'affaire Visco-Guardia di Finanza. Anche questa volta la maggioranza, forte della risicata differenza di voti, è riuscita a cavarsela, respingendo la mozione di sfiducia e i due ordini del giorno presentati dall'opposizione, che chiedeva la revoca permanente delle deleghe sulla Guardia di Finanza affidate al vice ministro dell'economia Vincenzo Visco e lo invitava a rassegnare le dimissioni. I 156 voti voti favorevoli contro i 157 contrari, oltre al voto non espresso dal senatore Giulio Andreotti che ha deciso di astenersi, hanno sancito l'ennesima disfatta di un centrodestra che cerca costantemente di assestare la spallata decisiva al governo Prodi. Per il risultato di ieri, sono stati senza dubbio determinanti i voti espressi contro la mozione da Emilio Colombo e Rita Levi Montalcini. Bocciato con la stessa differenza di voti l'ordine del giorno presentato dall'esponente del Carroccio Roberto Calderoli, che chiedeva la censura, da parte del governo, nei confronti del vice ministro dell'economia, criticato per aver espresso, lo scorso 7 settembre, un giudizio offensivo sulla regione Veneto, affermando che "in Veneto l'antistatalismo è consustanziale con la cultura media dei cittadini della regione". La capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro, infine, ha espresso piena soddisfazione riguardo al non riuscito tentativo di spallata operato dal centrodestra.
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Articoli scritti in precedenza sul caso Visco-Gdf:

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Birmania, trattative tra Gambari e la giunta

Dopo tre giorni di attesa, ieri l'inviato dell'Onu Gambari ha incontrato il generale Thang Shwe


Naypyidav. Mentre il popolo birmano manifesta tutta la sua rabbia nei confronti di un regime che ha scelto di adottare la più infame tra le reazioni possibili in risposta alle manifestazioni di piazza, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, consapevole della necessità di un intervento volto a dare una svolta alla grave situazione nella quale si trova la Birmania ormai da molti giorni, ha deciso di affidare la futura scelta della giusta presa di posizione a quanto riferirà l'inviato speciale Ibrahim Gambari, che ieri, dopo un'attesa di tre giorni, è finalmente riuscito ad incontrare il generale Than Shwe nella nuova capitale Naypyidav. Non si sa ancora di cosa abbiano discusso nel corso del colloquio, al quale hanno preso parte anche gli autorevoli generali dell'esercito Maung Aye e Thura Shwe Mann, ma sono in molti a sostenere la possibilità di un'apertura alla trattativa, confidando nei due incontri che l'inviato dell'Onu ha tenuto con la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari ormai da diversi anni. Si ipotizza infatti che la leader dell'opposizione abbia comunicato con la giunta attraverso la mediazione di Gambari.

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